«Disponibilità e tanta applicazione. La mia Varese è dove doveva essere»

Coach Attilio Caja a due giorni dal via: «Contro Venezia servirà la classica partita perfetta»

Inizia il campionato, (ri)inizia l’avventura di coach Attilio Caja sulla panchina biancorossa. Con l’allenatore pavese, a due giorni dal via, facciamo il punto della situazione.

Diciamo che le previsioni fatte all’inizio avevano un determinato range con un minimo e un massimo raggiungibile: credo che la mia squadra sia ampiamente all’interno di esso. Ci eravamo prefissati di fare un buon lavoro, in modo da partire forte e mettere fieno in cascina: il buon lavoro c’è stato, poi per partire forte sarebbe stato necessario avere anche un calendario più favorevole di quello che ci è toccato in sorte, ma non è una cosa che possiamo controllare, che dipende da noi. Quindi sì, sono soddisfatto: fin da subito c’è stata applicazione, disponibilità, nessuno si è tirato indietro e non era scontato in un gruppo nuovo per 7/10. È stato recepito il messaggio tecnico più importante: la difesa dovrà essere la nostra arma principale.

Il ritiro di Chiavenna ha aiutato in tal senso: abbiamo passato tanto tempo insieme, ci siamo confrontati, conosciuti, apprezzati. Ma anche sotto questo aspetto si potrà crescere ancora.

Il tempo ci aiuterà a capire chi nel gruppo ha più personalità, chi è il giocatore più “vocale”, chi spinge di più, chi si può togliere quel pizzico di timidezza e prendere in mano certe situazioni. Finora non è emerso un leader definito, anche a livello caratteriale, ma è una cosa fisiologica in una formazione composta da sette atleti nuovi.

Chi ha più margine di miglioramento tra i singoli giocatori?

Quasi tutti hanno un’età che definirei ottima per giocare a basket: a 27-28-29 anni le possibilità del presente si uniscono all’esperienza che uno si porta dietro. Quindi tutti possono ancora migliorare: molto, ovviamente, dipenderà dalle motivazioni di ognuno e del tempo che ciascuno dedicherà al lavoro.

Da lui mi aspetto di più rispetto a quello che ha fatto vedere finora, ma apprezzo molto lo sforzo che sta mettendo per “stare” nella squadra. Damian nella sua carriera ha avuto delle abitudini non ottimali e non può cambiarle da un giorno all’altro: ci vuole tempo. È un po’ come quei calciatori degli anni ’80 che pensavano che allenarsi troppo in settimana togliesse energie per la partita della domenica. E’ esattamente il contrario: se durante la settimana non riempi il serbatoio, alla domenica entrerai presto in riserva. Stiamo cercando di cambiare la sua mentalità e lui si sta sforzando di farlo: è un buon punto di partenza.

La forza delle squadre di fascia medio bassa si è alzata. Gli esempi sono tanti: Torino, che l’anno scorso ha ottenuto i nostri stessi punti, ha allestito un roster di altissimo livello, Bologna, neo promossa, idem, Brescia ha confermato l’ossatura della scorsa stagione aggiungendo un giocatore importante come Brian Sacchetti, Cremona ripartirà da coach Sacchetti e dai cugini Diener. Mi fa sorridere chi dice «vabbè, tanto su sedici squadre ne retrocede solo una…». Non è vero: è su quattro o cinque squadre che ne retrocede solo una, il resto delle formazioni fanno un altro campionato. Noi ci presentiamo ai nastri di partenza tra quelle 4/5 squadre: cercheremo di vincere questo torneo…

E cosa doveva dire: «Vinceremo di trenta punti tutte e due le partite»? Mi è sembrata una normalissima dichiarazione “politically correct” a cui è stata data troppa rilevanza.

Quando giochi contro un avversario nettamente più forte di te devi fare la partita perfetta, mentre il tuo avversario no. E’ molto semplice. Dovremo difendere senza errori e trovare percentuali di tiro molto alte in attacco. Siamo pronti a controllare ciò che dipende da noi, grazie al lavoro fatto finora: non ho nulla da rimproverare ai miei ragazzi, siamo dove dovevamo essere.