«Quei cinque spacciatori? Non potevamo espellerli»

Il Prefetto di Varese, Giorgio Zanzi, sui richiedenti asilo arrestati: «Tempi burocratici lunghissimi»

– Migliaia di richieste, tempi “inevitabilmente” lunghi e nessuna possibilità di espellere un richiedente asilo sino a quando la sua domanda di tutela non ha completato l’intero iter ricevendo un sì o un no come risposta. «A questo – spiega , Prefetto di Varese – vanno aggiunti i tempi giudiziari. Una volta che la commissione che deve valutare se la richiesta abbia o meno tutte le caratteristiche per essere accolta, in caso di diniego il richiedente ha diritto a presentare ricorso in primo grado di giudizio e in Appello».

Un iter «che in media viene completato nell’arco di due anni di tempo». Due anni durante i quali il richiedente, anche qualora violi le normative italiano che comporterebbero l’espulsione, non può essere allontanato dal suolo italiano. Ed è questa la ragione per cui i cinque asilanti arrestati l’altro ieri dagli uomini del commissariato di polizia di Stato di Gallarate, quattro nigeriani e un ivoriano, si trovavano a Gallarate spacciando droga ai ragazzini in stazione. «Faccio

una premessa: non generalizziamo. I richiedenti asilo non sono tutti spacciatori», precisa il Prefetto che è naturalmente al corrente dei risvolti della situazione. «Ma i tempi tecnici che ho citato sono la ragione per cui, pur essendo queste persone già state allontanate dai centri di accoglienza, anche da quelli gallaratesi, per aver mostrato totale avversione al rispetto delle regole, si trovano ancora in Italia». Sono in attesa che la loro richiesta venga esaminata e arrivi una decisione definitiva.

«In particolare una delle persone indagate ha mostrato un indole decisamente non incline al rispetto delle normative». Si tratta di uno dei quattro nigeriani, non il capo della banda di spacciatori che non ha mai avuto struttura piramidale, già noto per comportamenti molesti e inclini alla violenza (ha aggredito e malmenato un agente del comando di polizia locale e un agente della polizia di Stato negli scorsi mesi). È stato arrestato ma non potrà, per il momento, essere espulso. «Non conosco con esattezza i dettagli tecnici – aggiunge il Prefetto Zanzi – ma suppongo che quest’arresto possa avere ripercussioni sulla decisione di accoglimento o meno della richiesta».

Attualmente sono circa 2mila i richiedenti asilo che vengono ospitati nelle strutture di accoglienza di tutta la provincia di Varese. «Circa 2mila sono quelli che hanno accettato di essere ospitati in queste strutture – dice Zanzi – poi cè chi sceglie di allontanarsi da queste. Che mal sopporta, e questo è comprensibile, i lunghi tempi di attesa per sapere su quale futuro poter contare. Che viene allontanato, come in questo caso, perché noi l’accoglienza la offriamo a tutti ma sempre in virtù di regole precise. Questi sono i casi difficili da poter gestire. La polizia di Stato ha portato a termine un lavoro eccellente. La presenza in stazione di queste persone era già stata notata. Gli uomini delle forze di polizia sono intervenuti, mettendo in esecuzione un provvedimento di custodia cautelare che priva della libertà, dopo aver raccolto in tempi brevi tutti gli elementi del caso».

In media le domande di asilo accolte sono il 30% del totale. Anche questo è un dato che sconforta i richiedenti. Sui tempi «l’applicazione del decreto Minniti, già da inizio 2018, andrà ad accorciare le attese. Il decreto non consente infatti il ricorso in Appello. Sono stati assunti dal Ministero 250 nuovi funzionari per le commissioni d’esamina. E la diminuzione degli arrivi, nell’ordine del 30, 40%, registrata negli ultimi mesi, rende la situazione maggiormente gestibile. Seppur continuiamo a navigare a vista».