«Ha parlato con familiarità incoraggiando i presenti»

Bergoglio si è rivolto ai 4.000 religiosi del territorio

Papa Francesco in visita pastorale nelle terre ambrosiane ha seguito un programma fitto lo ha portato a incontrare diverse realtà e a tanti degli appuntamenti erano presenti varesini e varesotti.

La giornata nel capoluogo lombardo del Pontefice, iniziata in via Salomone, ha previsto l’incontro in Duomo con dei 4.000 religiosi, sacerdoti e diaconi, molti dei quali operano nelle parrocchie del nostro territorio.

Dopo il lungo e interminabile applauso, appena il Papa ha varcato il portone centrale, il cardinale Angelo Scola, l’ha accolto col saluto ufficiale: «Siamo grati per la modalità scelta per questo incontro, a forma di dialogo. Stiamo vivendo un cambiamento d’epoca, e non un’epoca di cambiamenti: allora uscire verso i fratelli e le sorelle uomini, privilegiando gli ultimi, diventa espressione di misericordia che ristora e dà pace». Il Duomo «era popolato da laici e laiche consacrati, religiosi e religiose, vescovi e preti delle diocesi lombarde – spiega il vescovo varesino, monsignor Giovanni Giudici -. Il papa ha innanzitutto fatto il gesto significativo di onorare il patrono di Milano, San Carlo, mettendosi sulla lunghezza d’onda e andando incontro al cuore della cattolicità milanese». Ha risposto a tre interrogativi posti da altrettanti rappresentanti, «su temi significativi per ciascuna categoria».

Alla domanda su quale sia il posto dei sacerdoti nelle comunità, quali le scelte pastorali e come vivere le comunità: «ha detto di essere fiduciosi perché l’annuncio del vangelo “tocca voi”, ma del risultato si occupa Dio».

Poi sulla figura del diacono: «sono coloro che si mettono a disposizione con umiltà e semplicità». Alla suora, che ha ricordato il numero sempre minore di giovani vocazioni: «ha dato un bello spunto sottolineando l’importanza di tornare alla fiducia che ha mosso i fondatori della nostra fede. Erano pochi e con poche possibilità, ma si occupavano soprattutto della formazione e che le persone e la fede fossero vive. Ha aggiunto di non badare ai numeri, ma allo stile».

«È stato un’iniezione di fiducia e uno sguardo di speranza» aggiunge il vescovo, monsignor Franco Agnesi, vicario episcopale della Zona seconda di Varese che ha poi concelebrato con Bergoglio al Parco di Monza. «Il papa ha indicato uno stile di Chiesa che non teme sfide Una Chiesa che guarda ai segni dello spirito Santo e a educare al discernimento di quel che davvero viene dallo spirito. Ha sottolineato il tema del servizio, del non rassegnarsi e del tornare a essere lievito che fa fermentare l’impasto». Non bisogna rassegnarsi perché «secondo il papa, la rassegnazione conduce poi all’accidia. È un tema che ritiene molto attuale oggi».

A colpire Monsignor Luigi Panighetti, Prevosto di Varese è stata la vista «del Santo Padre che parla alla chiesa di Milano in Duomo. È stato emozionante. Ha avuto il suo modo sempre familiare, concreto e anche moto efficace di rivolgersi a chi lo ascoltava. Ha incoraggiato in modo molto positivo e propositivo». Bergoglio si è poi recato all’incontro più lungo della giornata coi carcerati, prima di arrivare a Monza per la celebrazione che «è stato il regalo più bello che potevo ricevere a due mesi dall’ordinazione diaconale», ha detto don Alessio di Fagnano Olona, mentre a piedi con i suoi parrocchiani era avviato verso l’uscita.