Oggi celebriamo la Liberazione. Qual valore ha questa ricorrenza per generazioni più giovani?

Un viaggio tra i ragazzi varesini sulla Festa nazionale

Oggi è il 25 aprile. Festa della Liberazione. Festa di cui i più giovani, quelli lontani anagraficamente dagli eventi, riconoscono sì come fondamentale affinché non si perda la memoria di ciò che è stato. Ma alla quale non riconoscono più il significato istituzionale che negli intenti dovrebbe avere. Un viaggio tra i ragazzi varesini, dai 18 ai 24 anni, per capire cosa davvero pensino di un anniversario ogni anno conteso dalla politica e cornice di scontri ideologici «e

che invece dovrebbe portare unità. Oggi, dopo tanto tempo, si dovrebbe celebrare la pace. Oggi che ci sembra di essere sull’orlo di una nuova guerra mondiale, gli scontri, i conflitti ideologici, non dovrebbero esserci», dice . «È la politica – continua la giovanissima varesina – che dovrebbe restare fuori dall’anniversario. Perché è la politica che dimostra, così facendo, di non imparare niente dalla storia». E aggiunge: «è questa sensazione che non si sia imparato nulla che forse mi porta a dire: giusto celebrare l’anniversario della Liberazione. Ma è una giornata che non mi cambia la vita». Attenzione, non è interesse verso ciò che il 25 aprile simboleggia. Il disinteresse nasce da cosa sia diventato negli anni: «una scusa per scontrarsi politicamente». Sincerissima : «so cosa simboleggia il 25 aprile. Sono onesta: sono soltanto felice di non lavorare. Credo che il parlarsi addosso dei politici, le polemiche su ciò che accadde, siano del tutto inutili. I problemi della gente oggi sono altri davvero». Poi c’è : «una bomba tira l’altra. Domani (oggi per chi legge) si celebra la Liberazione e, in certo senso, anche il sollievo di chi l’ha vissuta dell’avviarsi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Eppure non è cambiato niente: ancora oggi una bomba tira l’altra». C’è la sensazione che l’idea sia quella di un 25 aprile in cui si celebri la pace. Di Resistenza nessuno parla, né usa la parola partigiano. E nessuno, per par condicio, parla di guerra civile come suggeriscono gli intellettuali di destra. Il 25 Aprile assume il valore della memoria: «va celebrato – spiega – per non dimenticare cosa accadde durante la Seconda Guerra Mondiale. L’Olocausto, i campi di sterminio. Se il 25 aprile significa essersi ribellati a questo allora sì, va celebrato sempre». Di memoria parla anche : «È la festa della Liberazione. E’ la festa della nostra libertà. Contro gli orrori della guerra». Infine , 23 anni, da 4 trasferitosi a Parigi per lavorare nel campo della ristorazione «perché in Francia il trattamento è diverso. Lavori molto, ma impari e sei adeguatamente retribuito. Al momento, tra l’altro, sto seguendo le elezioni francesi – spiega – e sembra che gli anni non siano affatto passati visto quello che sta accadendo. Io credo che la libertà vada sempre celebrata. Il 25 aprile è un simbolo e va rispettato». Scendendo sotto i 18 anni le risposte cambiano. Cosa si celebra il 25 aprile? «San Marco», è tra le risposte più gettonate. «Boh», è altrettanto gettonato. «La fine della Seconda Guerra Mondiale».