Un “grazie” fa piacere. Essere ascoltati è meglio

Il commento di Simona Carnaghi sui nostri Vigili del Fuoco

Uno schieramento di uomini che circonda l’Osservatorio del Campo dei Fiori. Coperti di cenere. Con le lance idriche puntate verso un fumo dal quale attendono che le fiamme spuntino. Un’ora buona in attesa che il fronte di fuoco arrivi per poterlo respingere. L’ultima linea. Quella alla quale tutti noi ci rivolgiamo quando dobbiamo salvarci la pelle o togliere un nido di vespe dal cassettone di una tapparella. Vigili del fuoco. Quell’ultima linea che nella notte più lunga ha respinto il fuoco sola salvando un simbolo di Varese quando, cessato il ronzare dei Canadair, tutti abbiamo scosso la testa nel vento che filava veloce pensando è finita. E invece no.

Quegli uomini lì, i pompieri come ancora preferiscono essere chiamati perché è gente dura e con la granitica consapevolezza di sapere esattamente qual è il suo posto nell’universo, non hanno arretrato di un passo. La bestia che avanzava l’hanno combattuta come se fosse l’ultima battaglia e hanno vinto. Ora vedere una cosa così tra i bagliori di un incendio che c’ha fatto strappare i capelli persino al più smaliziato, fa salire una sola parola alle labbra: eroi.

Gli eroi della nostra montagna. Ma pensiamoci. Magari sono stati gli eroi del nostro vicino con il tetto in fiamme perchè non ha pulito la canna fumaria o di una mamma che s’è vista la figlia liberata dalle lamiere contorte di un’auto schiantata. O, come tre anni fa, angeli del fango quando Laveno Mombello ha deciso di colare verso il lago per la troppa pioggia. E ogni volta che un evento eccezionale ci colpisce eccola lì la parolina: eroi. Bravi, bravissimi i vigili del fuoco. Grazie, grazie. Fiocca di tutto sui social. Fiocca di tutto per una settimana. Poi basta. Perchè il tetto del vicino in fiamme, che per il vicino è la vita, non ci tocca. Non fa clamore. E allora ci si scorda che i vigili del fuoco della provincia di Varese sono in stato di agitazione. Mica perché le pizzette della mensa fanno schifo, però. O perchè vogliono più di 1200 euro al mese per rischiare la pelle ogni volta che vanno a lavorare (sì, è esattamente quello che prendono non sono calciatori, salvano delle vite e allora diamogli poco che lo spettacolo deve comunque andare avanti). Sono in agitazione perchè non hanno uomini e mezzi. Non ce li hanno davvero. Non è che chiedano di lavorare un quarto d’ora a testa. Paradossalmente ti dicono «Così non siamo più in grado di garantire la sicurezza dei cittadini». Capito che gente? Oggi questi uomini sono gli eroi della nostra montagna. Hanno sfilato ministri, assessori regionali e sindaci. Gli ultimi davvero in ansia per quel che sta accadendo. Tutti, da Minniti in giù, non hanno scordato di ringraziarli per lo straordinario lavoro. Che un grazie è sempre ben accetto. Ma essere ascoltati è meglio. E doveroso è l’appello alla politica: spenta la montagna date loro retta. Portate avanti le loto istanze.

E magari noi cittadini potremmo spingerla questa voce. Questa voce che è quella dei nostri vigili del fuoco. Turni massacranti, pochi soldi e una sola richiesta: “dateci uomini e mezzi necessari a garantire la sicurezza dei cittadini”. Il pompiere paura non ne ha.

E non dovremmo averne nemmeno noi nello schierarci al loro fianco. Meno “eroi” ma più fatti. Perchè il tuo tetto potrebbe essere il prossimo. La politica batta un colpo.