Aggredita e rapinata in treno: «Perché nessuno controlla?»

Vittima una 28enne, prima della stazione di Gazzada: «Nei paesi civili si viaggia sereni»

Rapinata del telefonino sul treno: «Mi hanno detto di non sedermi più nei vagoni dove non c’è nessuno. Ma non è giusto, non sono i viaggiatori a dover fare attenzione a queste cose. La verità è che dovremmo essere liberi di prendere un treno senza paura». E da vittima scatta un appello: «Fate maggiori controlli. Fate qualcosa affinchè i cittadini possano viaggiare senza sentirsi minacciati».

La vittima della rapina, avvenuta sabato intorno alle 20, è una giovane di 28 anni. Il nome lo cela per ragioni di sicurezza: «Ho ancora paura che dal mio telefono quell’uomo risalga a dove abito o a dove lavoro e venga ad aggredirmi. Mi hanno detto che è impossibile, ma la paura è sempre lì».
L’accaduto, purtroppo, ha lo stesso copione di molte altre rapine avvenute sui nostri treni. Quello in questione era il Milano-Varese partito da Porta Garibaldi alle 19.02

di sabato scorso. La vittima sarebbe dovuta scendere a Gazzada. «Ero seduta in un vagone, posti a due. Sinceramente non ho fatto caso a quanta gente ci fosse – racconta la vittima – mi ha aggredito tra le stazioni di Cavaria o Albizzate, non so davvero ricordare. Comunque una delle stazioni dopo quella di Gallarate quando scendono in tanti e il vagone si svuota senza che tu te ne accorga».
La ragazza non era sola: in lontananza, sul fondo della carrozza, c’erano dei ragazzi. «Ma lui non aveva niente da perdere – spiega la vittima – altrimenti non lo avrebbe fatto. Una persona che ha paura di perdere qualcosa, anche la libertà, non farebbe mai una cosa del genere».

Il rapinatore, mulatto, con una sciarpa a coprirgli il volto si è seduto accanto alla vittima. «Stavo messaggiando con un’amica e mi ha strappato il telefono – racconta – Mi ha strappato il cellulare di mano. Forse ha bisbigliato qualcosa ma non saprei». La ragazza d’istinto reagisce e cerca di riprendersi il telefono: lo stringe, non lo molla. «È a quel punto che ho visto che in mano aveva una bottiglia – spiega la ragazza – forse era ubriaco, lì ho avuto davvero paura. Avrebbe potuto spaccarmela in testa. Farmi male. E tra l’altro lui era imponente, mi stava davanti, non potevo allontanarmi».
E la ragazza fa a quel punto quello che avrebbero fatto tutti: chiama aiuto. «Chiamavo i ragazzi in fondo al vagone, il controllore non c’era – racconta – ci hanno messo qualche minuto a capire» racconta. Poi sono arrivati. «Ma lui credo avesse calcolato tutto – spiega la vittima – perchè ha affrontato i ragazzi e in quell’istante il treno è arrivato in stazione. E lui é saltato giù, velocissimo sparendo nel nulla». La ventottenne lancia un appello: «Ho vissuto a Bruxelles, Anversa, in molte grandi città. Non mi è mai capitato qualcosa di simile. E dovrebbe essere così anche a casa mia. Un piccolo paesino eppure succedono queste cose. È assurdo». E la vittima lancia un appello: «Mai più cose di questo genere. Mai più pendolari che devono in orari tranquilli scegliere il vagone con più persone per non rischiare la rapina. Sì a treni normali. Sicuri. Fate qualcosa, non devono essere i viaggiatori a doversi difendere, sono i treni a dover essere sicuri».