Cinquanta profughi a Castronno. Forza Nuova scende in strada

Manifestazione di protesta ieri in paese: nessun problema di ordine pubblico

– Corteo di protesta ieri mattina a Castronno contro i profughi insediatisi recentemente in paese: erano una cinquantina i cittadini che hanno fatto sentire la propria voce, manifestando bandiera tricolore in pugno. Un corteo colorato e rumoroso che però non ha fatto registrare problemi. Sul posto è arrivato anche il sindaco e i carabinieri della stazione di Carnago, ma l’iniziativa promossa da Forza Nuova si è svolta senza intoppi di ordine pubblico. Per circa un’ora il corteo ha fatto il giro del paese, attraversando anche la zona delle case nelle quali sono alloggiati i profughi. Non ci sono stati momenti di tensione. «Tutto è andato bene – spiega il sindaco Grandi – anche perché abbiamo avuto contatti continui in questi giorni con la Prefettura e con il gruppo che ha promosso la manifestazione. Un movimento politico ha voluto esprimere il proprio pensiero pubblicamente rispetto alla tematica dei profughi e va bene».

Da tempo in paese si parla della questione dei profughi ospitati grazie al progetto promosso da Exodus, in collaborazione con il privato che ha dato la disponibilità degli alloggi. Un progetto monitorato dalla Prefettura di Varese. «Esistono delle problematiche – aggiunge il sindaco – è inutile negarlo. Esistono questioni sollevate dai vicini di casa, che sono venuti spesso in Comune a parlarne. Hanno espresso preoccupazione per la sicurezza, per il fatto che le loro case perdano valore economico.

Di recente c’è già stata un’espulsione di una persona che aveva creato problemi». Il Comune per il momento sta seguendo i fatti da spettatore esterno: «La presenza dei profughi in paese è un’iniziativa – chiarisce il primo cittadino – organizzata da Exodus, il privato e la Prefettura. Ci è stato chiesto di impiegarli in alcuni lavoretti: ad esempio tagliare l’erba. Ma sul territorio ci sono già delle aziende che lo fanno e con la crisi economica non mi sembra logico togliere loro il lavoro mettendole in difficoltà. Si potrebbe pensare ad attività non coperte da aziende sul territorio, ma ci stiamo ragionando».

La coabitazione con i profughi durerà ancor: «Il prefetto – conclude – ci ha parlato di un paio di anni almeno. Poi vediamo come si evolvono le cose e speriamo che non ci siano problemi. A me dispiace vedere famiglie italiane in difficoltà nel pagare l’affitto e poi dover mantenere queste persone che invece sono tranquillissime».