Tre monitoraggi, stesso risultato. «Dal JCR di Ispra nessuna contaminazione»

Lo studioso Roberto Cenci spegne i timori su passato, presente e futuro del sito

– Nessun timore per il presente, con l’attivazione del deposito temporaneo di scorie radioattive che sta facendo discutere e preoccupare cittadini e politici e nemmeno per il passato, quando al Jrc, ex Ccr, di Ispra si effettuavano ricerche sul nucleare.

A dirlo con grande chiarezza e dati scientifici alla mano è il professor , esperto ambientale nonché ex ricercatore proprio al Jrc di Ispra e oggi in pensione. L’esperto ha svolto in passato una serie di monitoraggi ambientali proprio all’interno e nelle vicinanza del sito isprese, i cui risultati sono stati pubblicati dalla Commissione Europea in tre libri, editi nel 2001, nel 2003 e nel 2006. «Ho lavorato al Ccr di Ispra per quarantaquattro anni e mezzo e la salvaguardia dell’ambiente è sempre stata, per la direzione, un impegno imprescindibile assieme alla salute dei cittadini che lavorano all’interno del sito e di tutte le persone che vivono nei paesi limitrofi» afferma Cenci, che nella sua lunga carriera ha diretto diversi progetti ambientali e tre monitoraggi all’interno del sito di Ispra.

Il primo ha permesso di ricostruire cento anni di storia, partendo prima della costruzione del Centro; l’esperto ha studiato i due piccoli laghi presenti all’interno dell’area Jrc, che misura 1.66 chilometri quadrati, analizzando i metalli pesanti, macroelementi, nutrienti e il famigerato Cesio 137. «Tutti i valori dei metalli pesanti sono sovrapponibili a quanto ottenuto in alcuni laghi del nord Italia – spiega Cenci – quanto al Cesio 137, i sedimenti hanno registrato i valori dovuti alle prime esplosioni nucleari in atmosfera avvenute negli anni quaranta e le ricadute di Chernobyl nel 1986; nessun altro valore anomalo di concentrazione è stato riscontrato».

Dai dati ottenuti insomma, si può affermare che le attività svolte al Ccr sono state sempre improntate al rispetto dell’ambiente. In un altro studio, l’ex ricercatore ha esaminato 99 campioni di suoli superficiali, per analizzare metalli pesanti e due radioelementi come il Potassio 40 e il Cesio 137. «Anche in questo caso – osserva Cenci – nessun tipo di contaminazione né per i metalli pesanti né per i radioelementi è stata evidenziata».

Stesso risultato anche per il terzo monitoraggio, nel quale l’esperto ha utilizzato i muschi come bioindicatori per valutare le ricadute sul suolo dei metalli pesanti in un arco temporale di quattro anni. «Nessun valore anomalo è stato riscontrato, la qualità dell’aria all’interno del sito di Ispra è da ritenersi buona» dichiara l’ex ricercatore del Jrc. Nessun problema in passato e nessun timore per il presente insomma, con l’attivazione del sito di stoccaggio delle scorie radioattive prodotte in quasi sessant’anni di ricerca nucleare effettuata al Jrc.

Scorie che saranno poi trasferite nel deposito nazionale che dovrebbe essere completato entro il 2030. «Tutti gli studi hanno permesso di constatare come le innumerevoli attività di ricerca che si sono svolte nei laboratori del Ccr non abbiano in alcun modo influito negativamente sulla qualità dell’ambiente e nell’arco di 50 anni non è avvenuto alcun incidente» conclude Cenci.