La difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba, si prepara a sostenere in aula davanti alla corte d’appello di Brescia una richiesta di revisione del processo, con l’obiettivo di dimostrare quanto definiscono “il più grande errore giudiziario della storia”.
Gli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux presenteranno una serie di nuove prove e argomentazioni che mettono in discussione la verità giudiziaria stabilita nel 2006, quando Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini persero la vita nella palazzina di via Diaz.
Dopo oltre 17 anni dai fatti, la difesa cerca di ribaltare una sentenza che ha retto a tre gradi di giudizio, evidenziando criticità nell’indagine e contestando i principali pilastri dell’accusa: le confessioni degli imputati, il ricordo dell’unico testimone oculare e le prove scientifiche.
Secondo la difesa, le confessioni degli imputati sono “false”, caratterizzate da “errori” e “discrepanze”. Un pool di esperti ha analizzato i racconti dei condannati, evidenziando numerosi elementi che, secondo loro, dimostrerebbero l’inattendibilità delle confessioni.
Anche il racconto dell’unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio, viene messo in dubbio dalla difesa. Secondo gli avvocati, le sue dichiarazioni sono influenzate dalla sua condizione di vulnerabilità psichica e dall’intossicazione da monossido di carbonio causata dall’incendio appiccato nell’appartamento di Raffaella Castagna.
La presenza di una sola macchia di sangue, attribuita a Valeria Cherubini e trovata sull’auto di Olindo Romano, è contestata dalla difesa, che solleva dubbi sulla trasparenza delle operazioni di ispezione e repertazione condotte dai carabinieri.
La difesa insiste sul fatto che le prove presentate durante il processo sono insufficienti e contestabili, e cerca di insinuare il dubbio per smontare una verità giudiziaria che, a loro dire, non ha retto all’analisi critica delle nuove prove emerse.