VARESE «Responsabile dei reati ascrittigli»: il giudice Elisabetta Ferrazzi non ha usato la parola colpevole ieri alle 15,30 nel dare lettura della sentenza di condanna nei confronti di Giancarlo Trabucchi, noto penalista varesino, imputato per l’incidente del 27 luglio 2009 in A8, nel quale persero la vita tre giovanissimi varesini, Paolo Dal Fior, Andrea Minonzio e Luca Vilardi. Nondimeno il magistrato ha accolto in pieno, anzi si è spinta anche oltre, le richieste di condanna del pm Massimo Politi.
I tre ventenni morirono schiacciati nella Fiat Punto di Vilardi che si era capovolta mezzo chilometro dopo l’ingresso in autostrada, in direzione sud: il monovolume Mitsubishi dell’avvocato sopraggiunse pochi attimi dopo a forte velocità – 155 chilometri all’ora, ha accertato la perizia – e li travolse. Non coinvolti nell’incidente Eride Lonati e Odoardo Lonati, che pure viaggiavano sulla Punto: uscirono appena in tempo dall’abitacolo ribaltato.
Trabucchi, che rimase illeso, ieri è stato condannato a quattro anni e mezzo, e ad altri sei mesi, più tremila euro di multa, per essersi rifiutato di sottoporsi al test antidroga il giorno successivo. Una sentenza che non si discosta di molto, anzi è di poco più severa, dalla richiesta del pm Politi, che voleva complessivamente 4 anni e 10 mesi. Il giudice ha riconosciuto che Trabucchi viaggiava ben oltre il limite del 110, che usava il telefonino per inviare messaggi,
e che occupava la corsia di sorpasso. Non gli ha riconosciuto alcuna attenuante: la sentenza prevede pure la sospensione della patente per quattro anni. Pesante anche il capitolo dei risarcimenti: complessivamente un milione e 275mila euro ai congiunti delle vittime che si sono costituiti parti civili, vale a dire i parenti di Paolo Dal Fior e Andrea Minonzio. In parte sono già stati risarciti dall’assicurazione: ma la compagnia, Genialloyd è stata condannata al pagamento in solido con l’imputato.
Stringatissimo il commento del padre di Luca Vilardi, in giudizio con gli avvocati Elisabetta Brusa e Stefano Ghilotti: «Quella notte abbiamo perso un figlio, anzi tre. E non c’è sentenza che possa lenire il nostro dolore o riportarci i nostri ragazzi in vita. Rispettiamo in toto i dispositivo».
«Sicuramente l’appelleremo, siamo curiosi di conoscerne le motivazioni» è la replica di Francesca Cramis, l’avvocato bustocco che ha guidato la difesa di Trabucchi, non invocando l’assoluzione «per una questione di onestà morale, ma battendomi perché gli venisse riconosciuto il concorso di colpa: la Punto a fari spenti e ribaltata in autostrada era un fatto imprevedibile per chiunque. Ed era responsabilità del conducente di quella vettura avere creato un ingombro».
Franco Tonghini
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