Stranieri al palo: Ticino choc Addio epoca d’oro dei frontalieri

Ora si fa davvero dura per i frontalieri. La cui presenza potrà essere limitata. In Ticino, come in tutta la Svizzera. Una domenica nera, quella di ieri, per i gli oltre 60mila lavoratori delle provincie di Varese, Como, Verbania e Sondrio impegnati in Svizzera, appena dopo la frontiera.

L’Udc e la Lega dei Ticinesi, infatti, hanno vinto il referendum per limitare l’immigrazione in Svizzera. Con un risultato schiacciante che non ammette repliche. Specialmente in Canton Ticino.

Il limite a immigrazione, permessi di soggiorno e di lavoro viene così accolto. Con il parere favorevole della maggioranza dei Cantoni (14,5 contro 8,5 contando anche i semi Cantoni) e della popolazione. Per divenire operativa, infatti, «l’iniziativa» che punta ad una fortissima stretta sulla libera circolazione delle persone necessitava, infatti, sia della maggioranza dei Cantoni, obiettivo ottenuto in misura larghissima, sia di quella complessiva del popolo, circostanza raggiunta solo al termine di un testa a testa ma comunque conquistata.

Con i «Si» al 50,3% e i «No» fermi al 49,7. Una differenza di sole 19.500 schede che per i frontalieri del Varesotto vuole dire, in ogni caso, pericolo. Grande pericolo. Perché un dato è diventato chiarissimo. Più chiaro degli altri. E riguarda proprio loro. La stragrande maggioranza della popolazione del Ticino, dove lavorano quasi tutti i varesini e i lombardi impiegati in Svizzera, non li sopporta più. È contraria alla libera circolazione, dato per altro già espresso in occasione della consultazione del 2005, all’immigrazione e proprio ai frontalieri. È quanto emerge chiaramente, con percentuali plebiscitarie, dall’esito locale del referendum sull’immigrazione di massa di ieri.

L’iniziativa che chiedeva con forza «un cambiamento di sistema nella politica d’immigrazione e tetti massimi per i permessi per stranieri, asilanti e frontalieri» ha trovato infatti terreno fertilissimo. Giocando proprio sulla pelle dei lavoratori italiani. Che sarebbero da rispedire oltre confine per il 68.2% dei ticinesi. Questa, infatti, la portata del «Sì» al giro di vite, a fronte del solo 31,8% che ha chiesto di mantenere la situazione attuale. Una pioggia di consensi alle restrizioni che ha messo in evidenza tutte le tensioni tra residenti e frontalieri e ha fatto segnare il primato assoluto federale tra i Cantoni.

La misura così è stata approvata. Con tutte le sue conseguenze. Che andranno dalla rinegoziazione degli Accordi bilaterali con l’Unione europea, all’«imposizione dei tetti massimi all’immigrazione e per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa compresi i frontalieri». Quote che sarebbero stabilite «in funzione degli interessi dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli svizzeri».

E in attesa dell’applicazione di queste modifiche una certezza corre lungo il confine: il periodo d’oro per i frontalieri è concluso.

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