Varese a misura di famiglie con bambini piccoli? Sembrerebbe, per certi versi, di no, a cominciare dall’approvazione del piano della sosta che sta infiammando gli animi in maniera bipartisan. Se anche è vero che capogruppo di Forza Italia riuscì a far approvare l’emendamento dei pass rosa a tempo illimitato per le donne in gravidanza e le puerpere, nessuno pare abbia considerato il disagio di tutti quei genitori che fanno quotidianamente i salti mortali per lavorare, portare a scuola i figli, andare a riprenderli rimanendo nei tempi definiti dai pre e post scuola e dagli orari imposti dal datore di lavoro: disagio che da settembre si alimenterà dei nuovi balzelli o dell’angoscia di non trovare più posteggio dove abitualmente lo si cercava.
Fra le molte proteste dei genitori funamboli sui social, in questi giorni invasi di invettive e polemiche formato famiglia, spicca quella di , fondatrice dell’associazione di poesia Estro-Versi. Sara abita a Bizzozero, lavora in centro a Varese, ha due bambine in età scolare e come tanti genitori in questi giorni si interroga sul futuro dei suoi movimenti in città. «Più che farmi portavoce delle mamme indignate per il nuovo piano sosta – spiega la bella e brava attrice –
vorrei cercare di capire perché l’attuale amministrazione non viene incontro alle esigenze dei genitori, che non per forza di cose hanno tutti uno stuolo di nonni su cui contare, e fanno i conti quotidiani non solo con il portafoglio ma anche con l’orologio. La mia vita si svolge, come credo quella di tante altre mamme, portando presto la mattina a scuola le bambine: prima la piccola, che ha tre anni e che entra per prima usufruendo del prescuola, e poi la più grande, che va alle elementari: dev’essere in classe entro le otto».
Sara è perfettamente organizzata: una volta accompagnate le figlie, parcheggia in via Maspero e poi, incamminandosi di buon passo, in dieci minuti è già sul posto di lavoro, alla Toro Assicurazioni. Il problema è che adesso la zona in cui parcheggiava è diventata tutta blu.
«Le soluzioni sono diverse. O continuo a parcheggiare lì pagando 55 euro al mese, ma nessuno mi assicura che troverò sempre il parcheggio che adesso devo pagare, oppure vado a parcheggiare da un’altra parte, libera, più lontano, che è quel che farò, ma allungando parecchio i tempi per arrivare al lavoro; potrei anche usufruire, secondo il Comune, dei parcheggi di interscambio periferici, ce n’è uno anche a Bizzozero, ma se devo essere sincera preferisco non aspettare i mezzi, perché è già tanto stare otto ore senza vedere le mie figlie, e dovermi appoggiare alla babysitter quando la scuola chiude e io non sono ancora uscita dal lavoro».