Su Facebook esplode la rabbia Parola d’ordine: «Mai con Como»

VARESE «Con Como mai». Su Facebook circola la fotografia di una cartina geografica che evidenzia i territori che potrebbero diventare parte della nuova super provincia. Nella parte tra Varese e Como c’è una “X”.
Le foto vengono condivise da centinaia di utenti del social network, totalizzando numerosi commenti, quasi tutti di disprezzo verso questa proposta.
A schierarsi contro l’accorpamento sono soprattutto i tifosi. La rivalità tra Varese e Como, infatti, è qualcosa di assodato nello sport,

sia nel calcio che nel basket. «Quando ho sentito che Varese e Como potrebbero unirsi ho pensato che fosse un pesce d’aprile in ritardo. Uno scherzo di un hacker bontempone che non sapeva cosa fare nelle notti d’estate – dice Gabriele Bellorini detto “Lele”, il responsabile Club Amici del Varese Calcio – La rivalità tra Varese e Como è sempre esistita, è nel dna dei tifosi di queste zone. Io faccio parte di quella generazione che è andata a Como per la leva militare e che ci torna per vedere le partite del Varese in trasferta. Non ho mai fatto una passeggiata lì, né mi ci sono recato per un gelato».
Che ne sarà dei cori da stadio? Uno dei più comuni dice proprio “chi non salta un comasco è”. «Sarà una rivoluzione, ma soprattutto un’onta perché di fatto Varese diventerebbe una succursale di Como – continua Lele – È vero che fino alla fine degli anni ’20 alcuni Comuni della provincia di Varese, come Laveno, erano in provincia di Como. Ma poi le cose sono state cambiate e perché tornare indietro? Le generazioni future diranno “sono nato a Varese in provincia di Como”, il che è una barzelletta. Se sarà così, spero che ci saranno persone che prenderanno la residenza a Verbania o a Intra. Il lago si attraversa in 20 minuti ed è meglio che spingersi fino a Como».
Inoltre, secondo Lele, anche i comaschi non vedrebbero la cosa di buon occhio. Almeno sul rimanere divisi varesini e comaschi vanno d’accordo.
«Le riforme fatte con “squadra e compasso” sono sempre fatte contro la volontà popolare, quindi destinate a non essere accettate» commenta Massimo Realini, ex presidente di circoscrizione della Lega.
Diverso il parere di Alessandro Milani (Idv): «Il Paese dei mille campanili rimane sempre servo dei campanilismi che avevano un senso nell’Ottocento ma oggi non si può rimanere immobili su queste arcaiche convinzioni».

s.bartolini

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