Biancorossi, è il momento di reagire. Anzi, è il momento di smetterla di prendervi in giro: quelli visti fin qui non siete voi. Lo sa Iacolino, lo pensa la società, lo temono gli avversari, lo sentono i tifosi. All’appello mancate solo voi.
30 luglio 2017, stadio Arena Garibaldi di Pisa: un Varese sontuoso e gagliardo diverte e si diverte contro una squadra che punta a vincere la C. Perde, ma lo fa con un orgoglio che resta dentro.
24 settembre 2017, stadio Luigino Garavaglia di Inveruno: un Varese triste e irriconoscibile (se paragonato a quello di 2 mesi prima) lascia a una squadra che sogna i playoff di Serie D – e li conquisterà, meritatamente, se allo splendido calcio visto negli ultimi tre anni aggiungerà la capacità di soffrire vista domenica – campo e iniziativa. Perde, anche senza meritarsi una punizione del genere (perché una reazione, seppur tardiva, c’è stata); ma andandosela a cercare: perché gioca impaurito, preoccupato, basso con la testa ancor prima che col baricentro.
26 settembre 2017, campo sportivo di Albizzate: il Varese torna ad allenarsi per tutta la settimana; lo fa al massimo, corre senza risparmiarsi, prova schemi e situazioni di gioco, riesce (e bene) in tutto quello che fa.
1 ottobre 2017, stadio Franco Ossola: il Varese scende in campo contro il Derthona. Ma prima di farlo, deve guardarsi allo specchio. Come? Non con delusione, non con paura, non con tristezza. Deve guardarsi allo specchio incazzato nero: perché vale più di quello che la classifica dice, e molto più di quello che il campo dice. Il Varese di Pisa c’è ancora, è lì, è sempre lo stesso. Deve giocare come sa: palla a terra, rapido, ampio, tecnico. Deve soffrire come può: compatto, umile , coraggioso. Deve ricordarsi chi è: un gruppo che ha tanta qualità e altrettanta volontà, che ha tutto per vincere, divertire e divertirsi.
Biancorossi, su la testa, fuori l’orgoglio: quelli visti fin qui non siete voi. Lo sa Iacolino, lo pensa la società, lo temono gli avversari, lo sentono i tifosi. Ma se non ci credete voi, allora non può crederci nessuno.