Sugli statali la Ue irremovibile: in pensione a 65 anni dal 2012


Lussemburgo, 8 giu. (Apcom)
– La commissaria Ue alla Giustizia e ai diritti, Viviane Reding, ha confermato ieri a Lussemburgo la sua posizione intransigente sulla necessità che l’Italia si conformi alla sentenza della Corte Ue di Giustizia sull’equiparazione dell’età pensionabile di uomini e donne nel settore pubblico.

L’Italia ha avuto 20 anni, da quando sono state adottate le direttive Ue (sulla parità retributiva tra uomini e donne, ndr), per rispettare il diritto comunitario, ora dovranno mettere in ordine il loro sistema”, ha detto la commissaria ad alcuni cronisti a margine del Consiglio Ue degli Affari sociali, e dopo aver avuto un incontro sull’argomento con il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. “Adesso abbiamo un’ultima sentenza della Corte di Giustizia, e in democrazia le sentenze si applicano. Abbiamo molto discusso – ha riferito la commissaria – con il ministro Sacconi e siamo arrivati alla conclusione che bisogna conformarsi alla sentenza”.

Quanto al poco margine consesso all’Italia per cambiare il proprio regime, con il rifiuto della transizione graduale in otto anni già prevista per l’equiparazione, Reding ha osservato: “La Corte Ue aveva intimato di procedere all’equiparazione subito, io ho chiesto di dare tempo all’Italia fino al primo gennaio 2012, mi sembra ragionevole. La Commissione è guardiana dei trattati Ue e non posso che ripetere – ha concluso – che le sentenze della Corte vanno rispettate”.

Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi ha confermato di essersi trovato di fronte a una “posizione molto ferma” della commissaria Ue alla Giustizia, Viviane Reding, “La Reding ha confermato l’inderogabilità, a suo avviso, del termine già segnalato nella lettera formale al governo italiano, del 2012” per avere a regime l’equiparazione, ha detto Sacconi ai cronisti. “Non c’è stato spazio per la trattativa, perché la commissaria ha confermato la negazione della gradualità” (prevista dal decreto italiano fino al 2018, ndr). Reding, insomma, ha negato “il concetto stesso” di entrata a regime graduale dell’equiparazione, sostenendo che già il 2012 è il massimo che si possa concedere rispetto all’esigenza di “immediata applicazione” della sentenza della Corte di giustizia del 2008.

Intanto il Pd chiede al Governo di aprire immediatamente un confronto in Parlamento e con le parti sociali sugli interventi sul sistema pensionistico imposti all’Italia della sentenza della corte europea. Il ministro Sacconi – afferma Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro della segreteria del Partito Democratico torna da Bruxelles con le mani vuote, alimentando tra l`altro dubbi sulla conduzione della precedente trattativa che aveva portato a fissare al 2018 l`innalzamento dell`età di pensionamento delle donne. Il governo, invece di portare avanti riforme del welfare per liberare il lavoro femminile, coglie l`occasione per fare cassa a danno delle donne. Di fronte a questa accelerazione, l`esecutivo non può prescindere da un confronto con le parti sociali e da una spiegazione in Parlamento”.

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