Sull’autostrada cinese corrono i dubbi

Fa discutere l’ipotesi di realizzare la Varese-Como-Lecco con un miliardo di finanziamenti dall’Oriente. Ferrari: «Fa gola la vicinanza con la Svizzera». Balotta: «L’esempio di Pedemontana li farà scappare»

Continua a far discutere l’ipotesi di realizzare l’autostrada Varese-Como-Lecco con oltre un miliardo in arrivo dalla Cina. «Opportunità concreta – secondo Max Ferrari, dell’associazione Lombardia Cina – ai cinesi interessa soprattutto la nostra vicinanza con la Svizzera, unico Paese europeo con cui hanno un trattato di “free trade”». Ma per Dario Balotta dell’osservatorio Onlit «lo spettacolo che stiamo dando con il pedaggio di Pedemontana farà scappare anche i cinesi».

In attesa che vengano avviate le trattative con il primo incontro ufficiale, previsto per la prossima settimana, tra il governatore Roberto Maroni e gli emissari del pool di imprese d’Oriente, tra cui il colosso PowerChina e la Shanghai Construction, che hanno mostrato il loro interessamento per finanziare l’infrastruttura autostradale, l’ipotesi continua a far discutere. «Sembra molto fondata – per Max Ferrari, varesino, tra i fondatori dell’associazione Lombardia Cina che ha favorito diverse occasioni di incontro sul territorio durante il periodo di Expo –

non è una novità che i grandi fondi e le grandi compagnie cinesi siano interessate ad investire sulle infrastrutture nell’ambito del progetto governativo della Nuova Via della Seta. Lo dimostrano le recenti visite in provincia di Varese delle delegazioni dell’impresa di costruzioni Vanke e della Regione di Xian, in cui si è parlato molto approfonditamente delle interconnessioni con la Lombardia». La Nuova Via della Seta è un maxi-progetto, lanciato nel 2013 dal presidente della Repubblica Popolare Xi Jinping, che prevede la creazione di due mega reti infrastrutturali, una via terra e l’altra via mare, per promuovere il made in China in Asia e in Europa. «Vista la loro disponibilità economica e la necessità di investire all’estero – sottolinea Ferrari – se non sarà la Varese-Como-Lecco, potrà essere qualche altra grande opera infrastrutturale».

Uno degli aspetti in particolare che potrebbe giustificare questo interessamento per l’autostrada che correrebbe sul tracciato del progetto originario di Pedemontana, è la vicinanza alla Svizzera, «unico Paese europeo – ricorda Max Ferrari – con cui la Cina ha già siglato un accordo di “free trade”, e che va meglio collegato. Migliorare le infrastrutture di collegamento è fondamentale per scambiare le merci e i servizi, ma la Cina guarda con grande attenzione anche a forme di avvicinamento culturale e a scambi scientifici». Se per l’esponente dell’associazione Lombardia Cina, il progetto della Varese-Como-Lecco «ha le gambe per camminare», qualche dubbio ce l’ha invece Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia e fondatore dell’osservatorio sul trasporto Onlit. «Se hanno così tanti soldi da investire, probabilmente hanno pensato che la Varese-Como-Lecco possa garantire un ritorno – sostiene Balotta – temo però che quando scopriranno il “cinema” che si crea quando si adotta il pedaggio, vedi il caso della Pedemontana, probabilmente anche gli investitori più interessati ci penserebbero su due volte. È uno “spettacolo” che non dà le necessarie garanzie a chi abbia voglia di puntare sulle infrastrutture». Da un altro punto di vista, per Balotta, è anche l’ennesima dimostrazione del fallimento di Pedemontana: «La Varese-Como-Lecco è il tracciato originario, probabilmente molto più utile di questa grande “tangenziale Nord” di Milano in cui con il tempo è stata trasformata – spiega l’esponente ambientalista – lo sa bene anche Maroni, che l’unica cosa che serviva davvero era il raddoppio della A4 tra Pero e Agrate, il vero collo di bottiglia. Ecco perché ora per Pedemontana serve una “exit strategy”».