Lavena Ponte Tresa I frontalieri sono ancora nel mirino della Lega dei Ticinesi. Con il partito di Giuliano Bignasca che, dati alla mano, torna alla carica dei varesotti, quasi 20 mila, impiegati oltre confine. «Perché è fin troppo chiaro ormai – spiegano dal partito ticinese – quanto rubino il lavoro agli svizzeri».
Dopo aver denunciato i presunti 007 del fisco italiano in Canton Ticino il deputato della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, ha chiesto infatti nuovo intervento al Consiglio di Stato per dare nuove regole ai rapporti con l’Italia.
Questa volta la richiesta del politico riguarda misure per contenere la presenza dei lavoratori frontalieri che, secondo le statistiche svizzere, sarebbero in aumento nonostante la crisi. «Il numero degli occupati ticinesi e residenti diminuisce, mentre quello dei frontalieri continua ad aumentare – scrive Lorenzo Quadri chiedendo un intervento a tutela dei cittadini svizzeri – e questo non è accettabile. I lavoratori ticinesi sono soppiantati dai frontalieri e addirittura le cifre ufficiali dell’Ufficio federale di statistica che confermano questo trend, sono inferiori a quelle reali, non tenendo conto dei frontalieri non dichiarati».I numeri, in effetti, sono inequivocabili. In Canton Ticino, lo scorso anno, su un totale di 174.000 addetti, 43.700 erano i frontalieri, e quasi 20 mila arrivano dal Varesotto. Nel cantone di confine, però, anche a causa della crisi, alla fine del terzo trimestre 2009 il totale degli occupati è sceso di mille unità arrivando a 173.000. Un calo percentuale dello 0,8%, ma la spirale al ribasso, effettivamente, non ha riguardato i frontalieri. Sono infatti saliti 44.400 il che vuol dire una presenza aumentata del 1,3%, a scapito, gridano dalla Lega dei Ticinesi, «proprio della popolazione residente». «Tutta colpa – incalzano Quadri e Bignasca – della deleteria libera circolazione delle persone, sostenuta da tutti i partiti storici, dal Consiglio di Stato, nonché dagli ambienti padronali e quel che è peggio dai sindacati, con un solo risultato: i lavoratori ticinesi vengono soppiantati da frontalieri». Il rischio, infatti, è quello di una guerra per l’occupazione che vede i varesotti primeggiare sugli altri solo perché «i loro stipendi sono inferiori». In una parola: dumping salariale.
f.artina
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