Svizzera: stretta sul turismo degli acquisti con la riduzione della franchigia IVA 

La Svizzera propone di ridurre drasticamente la franchigia IVA per frenare il turismo degli acquisti verso le zone di confine, suscitando preoccupazioni per l'impatto sui consumatori e l'economia di frontiera

La Svizzera intensifica le sue misure per contrastare il turismo degli acquisti verso le province di confine, un fenomeno che interessa non solo l’Italia, ma anche le regioni al confine con Francia e Germania. In risposta alla crescente preoccupazione per la fuga di consumatori elvetici verso i mercati esteri, la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati (Cet-S), equivalente del Senato italiano, ha recentemente proposto una riduzione ancora più drastica della franchigia IVA nel traffico turistico rispetto a quanto previsto dal Consiglio federale, ovvero il Governo.

Una stretta maggiore per frenare il turismo degli acquisti

Attualmente, i cittadini svizzeri che fanno la spesa oltre confine, ad esempio nelle province di Varese o Como, o nei borghi francesi al confine con la Svizzera romanda, beneficiano di una franchigia di 300 franchi. Questa esenzione permette loro di non dichiarare nulla alla dogana e di evitare il pagamento di imposte fino a tale soglia. Tuttavia, per arginare il fenomeno del turismo degli acquisti, il parlamento svizzero ha accolto una mozione che ridurrebbe la franchigia a 150 franchi a partire dal 1° gennaio 2025. Questa misura, proposta dal ministero delle finanze elvetico, mira a ridurre l’attrattiva dello shopping all’estero e a riportare la creazione di valore all’interno dei confini nazionali, in particolare nelle cittadine dei Cantoni, dove i negozi locali sono messi in difficoltà dalla concorrenza estera.

Tuttavia, la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati ritiene che la riduzione a 150 franchi sia insufficiente. Per questo motivo, ha proposto di abbassare ulteriormente la soglia a 100 franchi, una decisione presa all’unanimità. Secondo la Commissione, una franchigia più bassa incentiverebbe maggiormente i consumatori a spendere in Svizzera, sostenendo l’economia locale. Al contempo, si spera che una riduzione così significativa possa compensare almeno in parte gli svantaggi che i commercianti elvetici devono affrontare a causa dei prezzi più elevati rispetto a quelli dei paesi confinanti.

Critiche e preoccupazioni

Nonostante il sostegno unanime all’interno della Commissione, la proposta di riduzione della franchigia non è priva di critiche. Una minoranza all’interno della stessa Commissione teme che un dimezzamento così drastico della franchigia possa avere conseguenze negative sul potere d’acquisto delle famiglie a basso reddito. L’aumento della burocrazia e dei controlli doganali ai valichi di frontiera è un’altra preoccupazione che è stata sollevata. I critici sostengono che una soglia più bassa potrebbe infatti incrementare il carico di lavoro per le autorità doganali, rendendo più difficoltoso il processo di sdoganamento.

L’associazione Swiss Retail Federation, che rappresenta i commercianti al dettaglio, ritiene che la riduzione proposta dal governo sia ancora insufficiente e chiede un ulteriore abbassamento della franchigia a 50 franchi. Anche Economiesuisse, la principale organizzazione che rappresenta le imprese svizzere, ha espresso dubbi sull’efficacia della misura, sottolineando che essa non affronta la questione principale: i prezzi elevati all’interno della Confederazione, che spingono i consumatori a cercare offerte più vantaggiose oltre confine.

Le conseguenze per l’economia di frontiera

Resta da vedere quale sarà l’impatto concreto di queste decisioni sull’economia delle zone di frontiera. Alcuni esperti, come Franco Vitella, presidente di Ascom Confcommercio Luino, si mostrano scettici riguardo all’efficacia delle nuove misure. Vitella ha affermato che, nonostante una riduzione della franchigia, gli svizzeri continueranno a fare acquisti in Italia, soprattutto nel settore alimentare, dove la differenza di prezzo è notevole. Secondo lui, anche se la franchigia fosse abbassata, la convenienza di fare shopping in Italia rimarrebbe, in quanto i prezzi sono spesso inferiori di un terzo o addirittura della metà rispetto a quelli elvetici.

In conclusione, la volontà del governo svizzero di ridurre il turismo degli acquisti si scontra con una realtà complessa e con diverse resistenze. Se da un lato la riduzione della franchigia IVA potrebbe rappresentare un tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale a favore dei commercianti svizzeri, dall’altro restano molte incertezze sulla sua reale efficacia e sulle possibili ripercussioni per i consumatori e le economie di frontiera. La battaglia per il controllo del turismo degli acquisti è tutt’altro che conclusa e potrebbe riservare ulteriori sviluppi nei prossimi mesi.