«Esportiamo quasi il 100% della nostra produzione. Ma non ci muoviamo da Sacconago. Per spirito di appartenenza». La “micro-multinazionale” di Sacconago è la Syncro di Gabriele Caccia.
La storia nasce con l’azienda di famiglia, la Caccia Engineering di Cascina Elisa di Samarate, che opera nella costruzione di macchinari per lo stampaggio delle materie plastiche. «Nel ’98, mio padre si ritira dall’attività e apriamo una piccola società di engineering per conto nostro – racconta l’amministratore delegato , 40 anni, famiglia di Sacconago, del ramo “Signen” – non mi bastava, così con un ex collega sono partito per mettermi a costruire».
Nel 2007, operativa dal 2008, nasce Syncro Srl, che si occupa di progettazione e costruzione di impianti ed accessori per l’automazione di macchinari finalizzati all’estrusione delle materie plastiche e si inserisce a pieno titolo nella tradizione di famiglia «ma facendo altro. E operando in settori diversi». Perché, come spiega Caccia, il range di prodotti Syncro «è vastissimo. È questo il nostro segreto: ai clienti, invece che appoggiarsi su più fornitori, proponiamo un pacchetto completo, dalla a alla z».
La grossa innovazione è «nell’approccio al cliente – prosegue l’imprenditore sinaghino – lo ascoltiamo ogni giorno, cerchiamo di capire esattamente quali siano le sue esigenze e poi progettiamo soluzioni innovative. Tailor made, cucite addosso sulle esigenze del cliente». Un approccio tipicamente “made in Italy”, che consente alla Syncro di tenere testa alla concorrenza tedesca: «Il nostro motto è “your global local company”, vale a dire “pensiamo globalmente, agiamo localmente” – rivela Gabriele Caccia – in ogni paese che andiamo, troviamo una cultura diversa. Così nelle filiali estere, dopo una fase di startup guidata da uno dei nostri, impieghiamo personale locale.
Rispetto ai nostri competitor tedeschi che cercano di dettare la loro filosofia ai clienti giapponesi, per dirne una, noi non facciamo così e cerchiamo sempre di adattare le soluzioni alle necessità dei clienti». È questa la vera forza della Syncro, che da quando è nata non ha mai smesso di crescere.
Nel quartiergenerale di Sacconago, in viale delle Industrie 42 nel complesso Carva («quando dovevamo partire, ci ha aiutati il buon Monoli» ammette Gabriele Caccia), lavorano 40 persone, tra cui una squadra di tecnici-progettisti, in prevalenza ingegneri elettronici e meccanici, sempre alla ricerca di nuovi brevetti (nel 2015 ne sono stati depositati sette di livello internazionale), mentre altri 90 dipendenti sono sparsi nelle sedi estere in Brasile, Stati Uniti, Germania, India, Inghilterra, Hong Kong e Cina.
I principali mercati di sbocco sono gli Usa, la Germania, la Cina, il Giappone: Syncro esporta per oltre il 95% del proprio fatturato, lo scorso anno quasi il 100%. «Noi vendiamo tanto in Germania, poco in Italia, dove invece vendono i nostri concorrenti tedeschi. Anche se da un punto di vista industriale è una follia».
E non si ferma: «Abbiamo assunto una decina di persone negli ultimi sei mesi – rivela il Ceo Caccia – abbiamo anche acquisito un capannone qui vicino, dove entreremo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto».
Segno di una dinamica di sviluppo che continua, alla faccia degli anni di crisi: «Abbiamo fatto un più 15% circa ogni anno, quest’anno cresceremo forse anche un po’ di più». Ma da Sacconago non ci si sposta: «Siamo qui e restiamo qui, per spirito di appartenenza».