Quando si parla di animali domestici, soprattutto in case con bimbi, il primo pensiero è rivolto a un can o a un gatto. Poi cominciano i dubbi: il cane dev’essere accudito, accompagnato nella passeggiata e altro, cure comprese. Poi anche il gatto ha le sue “controindicazioni”. Ma il bambino vuole una “compagnia” e quindi per non correre rischi eccessivi e non dover perdere tempo, non sono pochi i genitori che si buttano sulla tartaruga d’acqua, poco ingombrante e facile da gestire.
Ma non è vero che non richiede cura e dedizione, che non possono essere affidate ai bimbi. Intanto, non sono adatte ai più piccoli: si tratta di animali molto vulnerabili che non apprezzano le attenzioni degli umani, visti come possibili predatori. Inoltre non sono amanti di carezze o coccole, al contrario di cani e gatti. E i bambini si sa vogliono amare i loro piccoli amici di casa. .
Inoltre le tartarughe sono portatrici di un batterio potenzialmente pericoloso, la salmonella, che facilmente i bambini possono contrarre se, dopo aver toccato l’animale o l’acqua della vasca, non si lavano con cura le mani prima di portarle alla bocca.
Della salmonella vi sono circa duemila varianti e spesso le infezioni csi risolvono in guai gastrointestinali che l’uomo contrae dagli animali da cortile e selvatici, compresi i rettili domestici. Quindi occorre non poca attenzione, in particolare da parte dei bambini. Infatti i problemi possono andare dai semplici disturbi del tratto gastrointestinale (febbre, dolore addominale, nausea, vomito e diarrea) fino a forme cliniche più gravi (batteriemie o infezioni focali a carico per esempio di ossa e meningi).
Le tartarughe rilasciano i batteri nelle feci: tracce di salmonella si trovano così nell’acqua e possono passare facilmente alle mani dell’uomo e alla bocca. Un caso non infrequente se a toccare gli animali sono i bambini. Inoltre, spesso la vaschetta delle tartarughe viene pulita nel lavandino di cucina, dove sono a rischio contaminazione anche gli utensili, le stoviglie e altri oggetti che poi vengono messi in bocca.
u.montin
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