ARCISATE Incastrati da una banconota fotocopiata e delle riprese video. Così la Guardia di finanza del Gaggiolo è riuscita a bloccare un’estorsione arrestando i due presunti responsabili e denunciandone un terzo. Tutto ha avuto inizio alla fine di ottobre. Quando il terzetto arriva in un azienda agricola di Arcisate e affronta la figlia dell’imprenditore agricolo. La minacciano per estorcerle denaro. Sono due uomini sconosciuti, racconta alle Fiamme Gialle, che si sono presentati da lei in compagnia di un terzo individuo.
Quest’ultimo peraltro è un volto noto per la vittima perché, in passato, era stato il fornitore di foraggi dell’azienda del padre. Ora, invece, vuole gli sia saldato il conto: vanta un “presunto credito” commerciale di 18mila euro. Poi i due sconosciuti dopo aver fatto allontanare il fornitore, rincarano addirittura la dose. Con le minacce che si sono fanno via via più esplicite. Uno di loro le mostra una pistola infilata nella cintola. Un classico avvertimento prima delle richieste: esigono infatti il pagamento della somma reclamata, assegni post-datati o, comunque, rate mensili in contanti, da consegnare in un successivo incontro. Impossibile, del resto, farlo subito proprio per l’indisponibilità del denaro.
Lei però non si piega. E li denuncia immediatamente alla Guardia di Finanza. Questo ha dato il via alle indagini. Partite subito e portate avanti sia con metodi più tradizionali sia con l’ausilio di mezzi tecnici. Controlli e verifiche che permettono di identificare gli autori delle minacce, che, nel frattempo, hanno cercato anche di truffare la titolare di un bar di Cantello. Così si è deciso di incastrarli con una trappola. Il 10 novembre scorso, i finanzieri organizzano un appostamento all’interno dell’azienda agricola della donna di Arcisate, dove uno dei presunti estorsori è atteso per riscuotere la prima rata “concordata” di 500 euro. Banconota che però viene fotocopiata dai militari che poi hanno seguono anche la scena con una videocamera. Riscontri che consentono l’arresto in flagranza di reato del responsabile, F.A. trentenne originario del Catanese. Dopo pochi giorni, il 23 novembre, viene arrestato in provincia di Cosenza anche il complice, F.G. trentatreenne di origini calabresi. I due si trovavano da qualche settimana in Lombardia, in provincia di Pavia, dove vivevano in una abitazione precaria. Sempre nella stessa provincia risulta residente anche il presunto “creditore”, denunciato a piede libero. Spetterà ora al sostituto procuratore della Repubblica di Varese Luca Petrucci fare piena luce sull’estorsione.
b.melazzini
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