Teoria del gender: Amnesty contro Maroni

L’organizzazione per i diritti umani ha inviato oggi una lettera al Presidente di Regione Lombardia per esprimere preoccupazione

Amnesty International ha espresso preoccupazione per le recenti misure adottate in Lombardia allo scopo di contrastare la cosiddetta “teoria del gender” inviando una lettera aperta al Presidente della Regione Roberto Maroni.

Riportiamo di seguito la lettera inviata da Amnesty International
Egregio Presidente,
Amnesty International Lombardia esprime preoccupazione per le recenti misure intraprese dalla Regione, atte a contrastare l’introduzione della cosiddetta “Teoria del Gender” nelle scuole.
La Regione Lombardia ha infatti attivato dal 12 settembre u.s. lo “Sportello famiglia”: un centralino che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe “ascoltare e andare incontro alle richieste, alle istanze e ai problemi che sempre più spesso riguardano i minori nel loro processo educativo”.

Il servizio è gestito dall’AGE, Associazione Italiana Genitori, la quale dichiara di ispirarsi “ai valori della Costituzione Italiana, delle Dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo e del Fanciullo e dell’etica cristiana”.
Questo sportello, oltre ai servizi elencati, dovrebbe altresì accogliere le segnalazioni su casi di promozione della c.d. “Ideologia Gender” a scuola.
Una delle promotrici di questa iniziativa, l’Assessora alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, Cristina Cappellini, spiega che “il punto è ribadire che la famiglia è composta da madre, padre e possibilmente figli, è un argine alla deriva antropologica che si sta diffondendo con l’Ideologia Gender”.
Quest’iniziativa va a sommarsi a diverse altre misure dello stesso tenore messe in atto dalla Regione Lombardia, misure che già l’anno scorso Amnesty International aveva segnalato come possibili cause di un aumento dell’intolleranza e della discriminazione nel territorio (si veda il relativo comunicato del mese di dicembre 2015). Lo scorso anno, infatti, il Consiglio della Regione Lombardia aveva portato in approvazione una “mozione concernente l’educazione sessuale e il contrasto alla diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde” (Deliberazione del Consiglio della Regione Lombardia del 6 ottobre 2015 – X/856).
Tutte queste iniziative a contrasto della cosiddetta “Teoria del Gender” diffondono argomenti marcatamente privi di qualsiasi fondamento scientifico e pongono le basi per un aumento della discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Amnesty International considera questo atteggiamento preoccupante in quanto lesivo, da una parte, degli sforzi per creare una società inclusiva, non discriminatoria, in linea con gli standard europei e internazionali; dall’altra, dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani sul tema della libertà di espressione e da trattati internazionali come la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che l’Italia è tenuta a rispettare.
Già in passato, Amnesty International Lombardia aveva richiamato l’attenzione sul fatto che in Italia i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate (Lgbti) sono messi a rischio dalla discriminazione e da altri fattori legislativi, sociali e culturali. Le Istituzioni hanno l’obbligo di prevenire e contrastare la discriminazione, perché qualsiasi eccezione all’universalità dei diritti umani è inaccettabile.
Negli ultimi anni attacchi verbali e fisici nei confronti delle persone Lgbti si sono verificati con preoccupante frequenza, mentre diversi esponenti politici e istituzionali hanno continuato a fomentare un clima di intolleranza e di odio verso le persone Lgbti con dichiarazioni palesemente discriminatorie.
Amnesty International Lombardia auspica che le istituzioni locali, anziché contribuire al proliferare di questo clima, supportino i progetti educativi e le iniziative di carattere pubblico – come presentazioni di libri o convegni – che mirino a sensibilizzare e a contrastare la discriminazione, senza sottoporli ad azioni di censura, diffamazione o divieti, in nome di una sedicente lotta alla “Teoria del Gender”.
Grazie per l’attenzione,
Amnesty International Italia