Fiocco azzurro al Monte San Giorgio: l’hanno battezzato “Ticinolepis” ma non è appena nato, anche se è venuto alla luce poco tempo fa, sul versante svizzero del Monte San Giorgio, un’autentica miniera preistorica di fossili della preistoria. L’ultimo e sensazionale ritrovamento fossile – la scoperta è stata appena pubblicata dalla rivista scientifica internazionale PeerJ – è stato possibile grazie agli studi condotti dal Museo cantonale di storia naturale sul Monte San Giorgio, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2003 e dal 2010 per la parte italiana, in collaborazione con l’Università di Monaco di Baviera con la dottoressa Adriana Lòpez-Arbarello, l’Istituto di paleontologia dell’Università di Zurigo con il dottor Heinz Furrer e il Naturmuseum di San Gallo e il dottor Toni Bürgin.
L’equipe, composta da tedeschi e svizzeri, ha individuato un nuovo genere di pesce fossile, rinvenuto in strati di età compresa tra i 242 e i 240 milioni di anni fa, quindi un vero e proprio “mostro” di longevità. L’aspetto curioso della scoperta risiede nel fatto che il fossile, mai rinvenuto prima d’ora, comprende due specie: la Ticinolepis crassidens e la Ticinolepis longaeva. Specie “longaeva” che era stata già rinvenuta nel 2008, durante gli scavi condotti dal Museo cantonale di storia naturale,
MCSN, a Cassina, sotto la direzione del Dottor Rudolf Stockar. Ricerche effettuate dal 2012 dal MCSN nella Valle di Sceltrich avevano inoltre portato alla luce ulteriori esemplari. Ad oggi, gli esemplari di questa specie, una trentina, della lunghezza di quasi 25 centimetri, sono conservati nello stesso MCSN e costituiscono, a livello mondiale, la collezione di riferimento di questa specie. Gli studiosi, grazie alla descrizione anatomica dei fossili, hanno potuto attribuire, in via provvisoria il nuovo genere agli “Ginglymodi”, un gruppo di pesci diffuso nel Triassico che oggi conta appena sette specie viventi.
Il Monte San Giorgio non è nuovo a scoperte di questo calibro, basti pensare al celebre “Besanosaurus”, un esemplare femminile, vissuto sempre nel Triassico, coevo dunque del Ticinolepis, vissuto circa 242 milioni di anni fa, di quasi sei metri e in stato interessante: in grembo portava ben quattro “piccoli” besanosaurini.
Ma il segreto della Montagna dei ritrovamenti che ci fanno sognare Jurassic Park, sembra proprio risiedere nella notte dei tempi, quando il nostro territorio era un vastissimo mare, Tetide, che si estendeva tra Milano e Basilea e il bel lago di Lugano non era altro, a quei tempi, che una laguna, in un clima subtropicale assai diverso dal nostro, dove viveva una ricchissima fauna marina, le cui tracce per così dire “in carne e ossa” si possono oggi osservare nei musei paleontologi di Besano, Meride e in quello naturalistico di Clivio. Il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale e Visitor Center Monte San Giorgio Unesco, inaugurato a Clivio lo scorso 30 aprile, non solo è uno dei soli quattro siti naturali italiani Unesco al fianco delle Isole Eolie, delle Dolomiti e dell’Etna, ma ospita una collezione di fossili che conta oltre 4000 reperti provenienti dalla Valceresio, in particolare dal giacimento Ca’ del Frate/Besnasca sul Monte San Giorgio. La collezione ospita soprattutto pesci, crostacei, rettili e vegetali e, in particolare, i resti di sei esemplari di “Lariosaurus valceresii” compresi alcuni embrioni. Difficile non pensare che i ritrovamenti preistorici – iniziati nel 1863 con i primi scavi condotti a Besano dall’abate Antonio Stoppani – continueranno e che il Monte San Giorgio abbia ancora da portare alla luce le sue “verità nascoste”.