L’annuncio dal Miur è arrivato martedì sulle scrivanie dei rettori, compreso , magnifico rettore dell’università dell’Insubria: per l’anno scolastico 2015/2016 il test d’ingresso a medicina potrebbe essere abolito, in favore di un «modello alla francese», cioè un primo anno aperto a tutti con una prova da superare per passare al secondo. Ma nell’ateneo cittadino la soluzione incontra più di una perplessità.
Il ministro dell’Istruzione, , l’ha annunciato ieri: entro luglio arriverà il nuovo sistema di selezione per gli aspiranti camici bianchi, da applicare tra due anni.
I risultati dei test di aprile, quindi, non si toccano. Secondo il ministro il test d’ingresso così com’è oggi non valuta correttamente le competenze e la motivazione di chi vuole fare il medico.
Una dura selezione al primo o addirittura al secondo anno potrebbe essere un sistema migliore, più meritocratico.
Il rettore Coen e il preside della scuola di Medicina, , però, invitano alla cautela. «La proposta del Miur ha una sua logica condivisibile – ammette Coen – Ma per applicarla va tenuto conto di tre elementi fondamentali: tempi, regole e fondi». Perché la proposta, se da un lato piace ai ragazzi e tranquillizza i professori delle superiori, che quest’anno hanno visto i maturandi perdere il passo per studiare i libri dei test, dall’altra si scontra con la realtà quotidiana degli atenei.
«L’idea lanciata dal ministro Giovannini ha dei pro e dei contro – spiega Vender – Il vantaggio è che gli studenti vengono messi alla prova “sul campo”: si scontrano con le materie del primo anno e viene data una chance a tutti. Almeno a chi può permetterselo: i costi di un primo anno di università sono sicuramente superiori alla piccola tassa da pagare per accedere ai test». I “contro” sono di natura organizzativa e logistica.
© riproduzione riservata