Bangkok, 13 mag. (Apcom) – Un generale thailandese, che ha scelto di stare dalla parte delle “camicie rosse”, è rimasto vittima di un’aggressione a mano armata questa sera a Bangkok, dove la tensione è bruscamente risalita dal momento che l’esercito minacciava di assediare il quartiere dove da settimane sono asserragliati i manifestanti. Khattiya Sawasdipol, alias Seh Daeng, molto popolare fra i manifestanti antigovernativi e de facto incaricato delle operazioni di sicurezza nel loro accampamento, è stato colpito da un proiettile alla tempia destra.
E se Seh Daeng ama distribuire sorrisi e gesti ossequiosi al suo passaggio, l’eroe delle “camicie rosse” è considerato dall’esercito un pericoloso traditore. Cinquantottenne, il generale è dipinto dai palazzi del potere come uno dei principali avversari della riconciliazione. “E’ importante che ci sia io”, ha lanciato nel corso di una intervista questa settimana con l’Afp. “Tutti sono qui perché Seh Daeng è qui”. Il generale è anche considerato un indefesso alleato di Thaksin Shinawatra, l’ex Primo ministro in esilio rovesciato nel 2006 da un putsch militare e a cui si ispirano numerosi manifestanti. Il generale è stato colpito da un proiettile alla testa in circostanze ancora poco chiare, mentre rilasciava una intervista a dei giornalisti.
Da settimane ispezionava tutti i giorni le barricate di bamboo, pneumatici e filo spinato che sono state erette dalle camicie rosse contro un eventuale colpo di forza militare. Seh Daeng era caduto in disgrazia nell’esercito nel 2008, quando aveva criticato pubblicamente i suoi superiori. Il che gli valse una sanzione immediata.
“Tutti si sono burlati di me. Non si chiede ad un guerriero della mia tempra di fare delle cose così stupide”, ha protestato. “Avete visto il film ‘Braveheart’? Mel Gibson è come me”, ha aggiunto, in omaggio al guerriero del film tradito dall’aristocrazia scozzese.
Molti lo ritengono capace di provocare il caos. Per quanto strano possa sembrare, attualmente è solo sospeso. La polizia aveva aperto una inchiesta a suo carico a gennaio dopo un attentato contro il quartier generale dello stato maggiore e la scoperta nella sua abitazione di granate, pistole e munizioni.
Le autorità lo accusano di essere all’origine delle decine di lanci di granate, a Bangkok, da delle settimane. Altri assicurano che è il capo dei misteriosi uomini in nero, armati di fucili d’assalto, che hanno partecipato alle violenze del 10 aprile scorso (25 morti, più di 800 feriti). Dieci giorni fa, i manifestanti sembravano molto vicini a levare le tende dopo aver accettato il piano di uscita dalla crisi del Primo ministro Abhisit Vejjajiva. Mais di contraddizione in nuove rivendicazioni, i “rossi” sono rimasti. (con fonte Afp)
Ihr
© riproduzione riservata