Ancora una volta un’occasione per riflettere sul futuro del territorio varesino e, questa volta, con un altro grande contributo quello di Giorgio Grassi, architetto e studioso che sarà in città mercoledì 18 marzo nell’ambito di Thinking Varese. Un ciclo di incontri, promossi dall’ordine degli architetti della provincia di Varese che, dal 2013 ad oggi, ha messo in fila eventi e conferenze dedicati proprio al tema del futuro del nostro territorio. La cornice è decisamente appropriata per ospitare l’architetto
e studioso milanese che ha firmato numerosi progetti legati al restauro e recupero di quella che lui stesso definisce “la città antica”. Grassi sarà a villa Panza sul colle di Biumo Superiore per il terzo appuntamento dell’anno in corso che punta i riflettori sul tema dell’oggetto del progetto e il suo modello. Di sicuro si preannuncia una lezione coinvolgente con al centro una figura di riferimento nel panorama dell’architettura contemporanea italiana. Grassi ha alle sue spalle quaranta anni di insegnamento universitario, come ordinario di progettazione architettonica alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano e periodi di insegnamento all’estero presso le università di Losanna, Zurigo e Valencia. Proprio in questa città ha firmato quella che è considerato il suo più famoso intervento, il progetto di restauro del teatro romano di Sagunto che realizzò tra il 1985 e il 1992. Noto per tantissimi interventi tra i quali, per restare in Italia, il restauro e ampliamento come sede municipale del castello visconteo di Abbiategrasso, in realtà Grassi ha lasciato il segno anche nel Varesotto. Suo è il progetto per il restauro e riabilitazione del Castello di Fagnano Olona come sede municipale nel 1980 e il progetto per la scuola elementare di Bergoro sempre nel Comune del Varesotto. Oltre ai progetti e all’insegnamento tanti sono anche gli scritti che ha firmato negli anni puntando la sua attenzione su figure importanti dell’architettura come Karl Freiderich Schinkel, ma anche classici come Leon Battista Alberti e Piero della Francesca. Una attenzione che si riallaccia al suo un profondo e solido rapporto con l’architettura del passato.