«Ticinesi in mutande» Ma è colpa della stampa

LAVENA PONTE TRESA Nel 2010 li avevano paragonati a dei topi. Ladri di formaggio svizzero. Tre anni dopo, sempre in periodo elettorale, sono diventati affamatori di popolo. Al punto da lasciare i ticinesi in mutande. Con il voto ritornano i manifesti contro i frontalieri e gli stranieri. L’ultima puntata del filone «Bala i ratt», lanciata nei giorni scorsi dall’Udc ticinese, mette in mostra cittadini in mutande con un messaggio chiaro contro l’immigrazione del lavoro.

Ma non solo. Perché stavolta l’Udc ticinese se la prende anche con la stampa italiana. «Al tema dei frontalieri – scrivono in una nota – ci hanno pensato in questi giorni i soliti tromboni della politica e della stampa italiana, con prese di posizione e articoli che stanno diffondendosi a macchia d’olio. In questo senso è bene sottolineare che le facili (e ormai solite) strumentalizzazioni dei suddetti tromboni non ci toccano minimamente, e che tutti noi dell’Udc, candidati e no, abbiamo in generale un ottimo rapporto con i singoli frontalieri cui riconosciamo sia certi meriti nella crescita della nostra economia, sia la legittimità di cercare un lavoro da noi».

Nel mirino tornano così frontalieri e libera circolazione. «A noi non danno fastidio i 36 mila frontalieri del pre-accordo di libera circolazione che occupavano manodopera di cui avevamo bisogno, bensì gli oltre 20000 in più da allora i cui impieghi erano tradizionalmente occupati da personale ticinese – rincarano la dose – . E ancora di più ci danno fastidio, nel limite in cui anche qualche raglio riesca a salire in cielo, i frontalieri politici e mediatici che si profilano soltanto per mettere il loro naso gocciolante livore e povertà di spirito nei confronti di una politica che ha reso il nostro paese molto migliore del loro».
A. Pag.

f.artina

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