Togliere l’Alfredo dal suo posto è la sconfitta della diversità

L’abbiamo scritto mille volte, e mille volte ancora lo scriveremo: quando gioca il Varese, l’Alfredo e la sua carrozzina devono stare lì al loro posto. Dietro la panchina, dove ci pare che siano da sempre e dove domenica scorsa non c’erano. L’arbitro di Varese-Casale, il signor Pascarella di Nocera Inferiore, ha deciso di farlo spostare da lì. E attenzione: l’ha fatto in modo gentile, senza la minima arroganza, argomentando la sua decisione che dal punto di vista formale non faceva una grinza. Un uomo in carrozzina a bordocampo non è una cosa normale, anzi: è una cosa pericolosa (basta una pallonata, in fondo).

Certo. La notizia dell’Alfredo spostato dal suo posto ha fatto il giro del web, unendo nella protesta tifoserie tradizionalmente poco inclini a pensarla allo stesso modo. E certo. Quella foto del primo tifoso del Varese tristemente parcheggiato dietro a una rete ha fatto arrabbiare un po’ tutti, tutti quelli che sono stati al Franco Ossola almeno una volta nella loro vita.

Ma il punto, qui, è un altro. Il punto, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è che il buonsenso e la sensibilità devono sempre poter passare sopra alle regole scritte. Sogniamo tanti arbitri che abbiano il coraggio di prendersi una responsabilità di chiudere un occhio per un bene terribilmente più grande. Che capiscano come di fronte a una storia come quella dell’Alfredo non c’è regolamento che tenga.

Vale per tutti, vale per tutto: non solo per l’Alfredo, non solo al Franco Ossola. Il primo passo per andare oltre alla disabilità, è trattare i disabili come persone. Mai come potenziali problemi.