– Certe storie hanno un sapore diverso: il sapore speciale della favola. Certe storie sanno toccarti dentro, nel cuore, nell’animo e scuoterti nel profondo come fossero un terremoto emozionale.
Lo chef Simone De Martin si è trovato, qualche giorno fa catapultato al centro di quel sisma. La prima scossa l’ha avvertita leggendo l’editoriale del nostro Caio che raccontava la storia del piccolo Tommy: il bambino venuto a trovarci in redazione per consegnare il suo tagliando per il nostro concorso “A
cena con il campione”. «Quando ho letto che Tommaso è diabetico – racconta Simone con gli occhi lucidi di commozione – e voleva andare a cena con Alice Degradi, la campionessa dell’Unendo Yamamay, perché anche lei diabetica, mi sono commosso. Forse perché mia nonna lo è stata e quindi ho a cuore questa problematica. Forse anche perché a me non costa nulla regalare una gioia a qualcun’altro: certi gesti ti riempiono di vita. Chiunque abbia la possibilità di donare un momento di felicità non deve tirarsi indietro. Mai». La cena nel «salotto di casa di Simone», il suo ristorante di via Carrobbio, la Perla, è strepitosa. Il piccolo Tommaso è entusiasta: lo si legge dai suoi grandi e luminosi occhi. «Papà», dice.
«Voglio tornare qui a mangiare». E sentire questa frase uscire dalla bocca di un bimbo di dieci anni ha qualcosa di magico. Tommaso e Alice iniziano la loro cena, ovviamente, con il rito che accompagna ogni loro pasto: l’iniezione d’insulina. Lo fanno con una ritualità tutta loro: lo fanno assieme. Come se fossero due supereroi che si cambiano d’abito per attrezzarsi dei superpoteri. Tommaso è precisissimo: e questo ci stupisce ancora una volta. «Papà va bene se metto questa quantita d’insulina?», oppure: «Questo purtroppo non lo posso mangiare». Ma non lo dice con rammarico, no. Lo dice con un’innocenza, una spontaneità, una semplicità che hai nostri occhi è disarmante. Una cosa per cui i suoi genitori possono andare fieri: Tommy è un vero campioncino, fidatevi!
Specialmente quando scopriamo che si divide tra pallavolo e università. Specialmente quando inizia a parlare di fisica dell’universo con una disinvoltura e una competenza sorprendenti: manco stesse parlando di set, bagher, schiacciate e tie-break. «Quando perdiamo una partita mi mangerei di tutto per il nervoso, ma non posso. Così mi preparo verdure a profusione che tengo in frigo nel caso tutto vada male… odio perdere».
Ma l’altra sera Alice, Tommaso e Simone hanno vinto: perché i sogni non si possono fermare. Mai.