Gabriele Ciavarrella ed Enzo Rosa avevano risposto nei giorni scorsi alle nostre domande sul derby di domenica con il Legnano e ieri, per completare le interviste ai soci fondatori del Varese Calcio, abbiamo incontrato Piero Galparoli in uno dei suoi rarissimi momenti liberi. Il vicepresidente è sempre in giro a caccia di risorse per costruire un futuro sereno ai biancorossi e ci ha concesso qualche minuto nella sede del club, allo stadio.
Derby? Di che cosa state parlando?
Certo che no ma voi mi parlate di derby e per me ne esiste uno solo. Quello con il Como. La rivalità vera e unica è questa anche perché coinvolge due capoluoghi di provincia.
Non ho fatto solo questo perché con Enzo Rosa abbiamo addirittura occupato la Torre Civica in piazza Monte Grappa, srotolando lungo il monumento uno striscione con la scritta «Varese mai con Como». Per cui vi invito a considerare le cose per quelle che sono: la partita con il Legnano è come tutte le altre, semmai è più sentita quella con il Verbano. Dire che coi lilla c’è un derby è falso. Si tratta evidentemente di una invenzione della stampa.
Certo e, personalmente, ho la massima stima del Legnano, ottima squadra con una società di grande tradizione e storia. Attualmente è gestita da un ex biancorosso, Gaetano Paolillo, e da un varesino, Simone Fraietta. Permettetemi di lanciare a questi due amici la domanda: ma che ci fate lì? Io non riuscirei a stare in una piazza, pur di blasone com’è quella di Legnano, in cui i tifosi lanciano sfottò a Varese. Per me non c’è nulla di più sacro della mia famiglia e della mia città.
Come vi ho già detto, l’ho fatto per avere sulla pelle qualcosa che sia destinato a restare per sempre, sfidando il tempo. Il Varese me lo sento così, allo stesso modo della mia famiglia: sull’altro braccio ha tatuato le iniziali dei miei figli.
Non c’è giorno che passa in cui io non tenti di portare acqua al mulino del Varese. La società è solida e non solo ha le risorse per chiudere in bellezza questa stagione ma ha raggranellato un bel gruzzolo per vivere da protagonista la stagione in D.
Non corriamo troppo, anche se non lasceremo nulla di intentato se ci capiterà l’occasione. Se mi lascia finire la risposta alla domanda su come vedo il mio futuro col Varese, le dico che la Serie B non mi basta. Se Carpi e Frosinone ce l’hanno fatta a raggiungere la A perché non dovremmo riuscirci noi? Niente è impossibile quando si parte da un progetto serio come il nostro.
Quello che ci vuole sono tre pilastri a partire dalle strutture, e non mi riferisco solo allo stadio ma anche a Varesello: esisterebbe una Ferrari senza la galleria del vento? Poi servono i rapporti con le istituzioni, università compresa, con sponsor e tifosi. E infine la valorizzazione delle risorse umane: dalla scuola calcio alla prima squadra ci sono trecento persone che credono nel Varese e si dedicano quotidianamente alla sua causa.
Proprio in questi giorni ho avuto un contatto con un amico che conosce bene la Cina da dove, presto, arriveranno dei ragazzini per allenarsi con i nostri tecnici e nelle nostre strutture. In estate parteciperemo a un camp della Gazzetta dello Sport mentre con l’università lavoreremo per rendere Varese ancora più all’avanguardia. Puntiamo a farlo diventare un campus vero e proprio. Infine, vi posso dire che il 20 marzo, in occasione della partita con il Vittuone che precede il compleanno numero 106 del club, fondato il 22 marzo 1910, manderemo in scena un torneo per ragazzi nati nel 2008 e nel 2009: questo sarà il primo Trofeo Amici Varese Calcio.
Per ora i consorziati sono 23 ma il numero è destinato ad aumentare e l’obiettivo è di averne cinquanta entro l’anno. Sono soddisfatto anche per l’Associazione Tifosi, che ha finalmente una sede all’interno dello stadio e per la risposta degli sponsor. Con Vibram testeremo le cosiddette “five fingers”, scarpe che possono aiutare i calciatori durante la corsa e gli allenamenti atletici.
Una risposta maiuscola dei giocatori. Non dico altro. Da Legnano arriveranno forse in cinquecento e, se sarà una bella giornata, ci saranno almeno tremila spettatori. È una prova generale di Serie B.n