Biancorosso e amaranto: quando si parla di calcio con Michele Marocco – addetto stampa del Varese – è sufficiente citare colori, tonalità e sfumature.
Un gioco da ragazzi, per uno come lui che colleziona maglie da quando è ragazzo. Varese-Livorno è una storia antica racchiusa anche nelle divise, nei loro numeri e (da qualche stagione) nei nomi impressi.
In vista di sabato, i desiderata di Marocco sono semplici: «Vorrei la maglia di Bastianoni – spiega –, la sua numero 39 versione Livorno. È appena andato da loro, me l’ha promessa. Quella di Bernardini, altro ex, ce l’ho già; come quella di Manuel Iori, varesino ed ex Varese, che ha giocato là qualche stagione fa».
Il pezzo da collezione in amaranto, però, è senza nome: in compenso ha un numero tosto, il 10. «È la maglia di Igor Protti – racconta Marocco -, di fine anni ’90, quando si era in C1. Non ha il nome, non si usava né si fa ora in prima divisione, però è un pezzo di cui vado fiero, di una bandiera».
Sono proprio le sfide a cavallo del millennio a stuzzicare maggiormente l’orgoglio biancorosso di Marocco. «In quegli anni – ricorda – loro erano spesso tra i favoriti del girone, noi la sorpresa. Devo dire che non perdevamo quasi mai. Quando penso a Varese-Livorno mi viene in mente al volo un gol del mio amico Edo Gorini a Masnago, in occasione di un pari 1-1. Era l’inverno 2002».
In tempi più recenti, la memoria fa capolino a fine gennaio 2012, questa volta in Toscana. «Una bufera di neve – racconta Marocco – e noi vinciamo 3-1. Era il posticipo del lunedì, magica serata».
Anche perché, stando ai precedenti casalinghi più prossimi, non conviene troppo chiamare in causa i corsi e ricorsi.
Due stagioni orsono, 3-1 Livorno; nel settembre 2011, poi, 2-0 amaranto che pose fine al triennio di imbattibilità casalinga firmato Beppe Sannino. Domani il Livorno è pure superfavorito. «Non sono d’accordo – spiega Marocco –. È un campionato super-equilibrato, puoi lasciarci le penne con chiunque. Semmai, per come vedo e vivo la squadra, il fatto che il Livorno arrivi a fari accesi, farà dare ai ragazzi il 120 per cento. Un vantaggio, se vogliamo».
Va bene Protti, va bene Bastianoni, va bene Bernardini; ma Marocco è un innamorato del biancorosso.
«Quest’anno – commenta – la maglia da avere a tutti i costi è quella di Neto Pereira. Non è solo una maglia, è di più: è un uomo, un simbolo, una storia». Siamo a febbraio, si preannuncia una primavera infuocata a caccia della salvezza: qual è la maglia da prenotare da qui a maggio? «Non riesco ad individuare un singolo – risponde Marocco –. Bisogna avere con sé la maglia del Varese, punto. Non importa il numero, perché quel rosso con la V bianca – secondo me una scelta azzeccatissima – è una squadra, un club, una città. Se il Varese si salva, lo fa perché vive e si comporta come un gruppo. L’alternativa, se mai c’è, io non la vedo».