TRADATE Un sexy shop in centro? No grazie. Sembrano avere le idee molto chiare gli amministratori comunali tradatesi, che hanno risposto negativamente alla richiesta di apertura di un punto vendita per adulti in via De Simoni, esattamente a metà strada tra il palazzo comunale e la chiesa prepositurale di Santo Stefano. Non una rivoluzione neo-bigotta, ma un “niet” motivato, che prende il via da una vecchia delibera di consiglio comunale che nel 2005 aveva dato mandato alla giunta di normare le tipologie di negozi adatti al centro storico.
/>Quella dell’epoca, a dire il vero, fu una vera e propria crociata contro i venditori di kebab e i phone centre per stranieri. Un modo per tenere lontane dal centro cittadino attività e presenze sgradite. Ma nella macchina tritatutto allestita dal sindaco Candiani, finirono anche sexy shop e fast food. Così a più di cinque anni di distanza, la volontà del consiglio comunale ha mietuto la sua prima vera vittima, in barba alla crisi e allo spettro delle serrande abbassate. La richiesta della commerciante varesina è destinata a restare nel cassetto: «La richista non potrà essere evasa – spiega Candiani <+G_DOMANDA>(nel tondo)<+G_TONDO> – perchè c’è un preciso indirizzo del consiglio comunale che dava mandato alla giunta di non accettare richieste di questo tipo». Il primo cittadino non ne fa dunque una questione di opportunità, ma di rispetto delle norme e aggiunge: «All’epoca la mozione venne votata solo dalla maggioranza, magari l’opposizione è favorevole».
Una frecciatina che non ha colto impreparato Luca Carignola (Ulivo per Tradate), che ha ribattuto: «Certamente avevamo votato contro, unicamente per contrastare la volontà discriminatoria che stava alla base di quel documento, che era il frutto di una campagna anti-kebab. Sul sexy shop penso anche io che sia poco opportuno aprirlo in centro paese». Una valutazione che viene abbracciata anche dal rappresentante dei commercianti, Attilio Aimetti: «Mi fa piacere che l’amministrazione applichi con rigore le norme in materia di commercio – dice – certo, farebbe piacere che lo stesso rigore venisse applicato a tutte le situazioni. E in questo caso forse il diniego dell’amministrazione comunale non gioca neanche a sfavore della commerciante: è un’attività che richiede una posizione più defilata, anche per la privacy dei clienti. Dubito che i tradatesi sarebbero disposti ad entrare al sexy shop come fanno dal panettiere».
Alessandro Madron
f.artina
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