TRADATE Il Comune di Tradate amministrato dal sindaco leghista Stefano Candiani, dovrà versare il bonus bebè da 500 euro anche alle famiglie dei bambini «iscritti all’anagrafe del comune stesso dal 2007 in poi» che «abbiano almeno uno dei genitori residenti a Tradate da almeno 5 anni», ossia anche ai figli degli immigrati, che abbiano i requisiti richiesti.
Lo ha deciso il Tribunale di Milano respingendo il ricorso presentato dal Comune che era stato già sanzionato da un altro giudice in primo grado per la sua politica di concessione del bonus bebè solo ai figli dei cittadini italiani. La decisione del Comune era stata presa con una delibera del settembre 2007. E per via legale hanno fatto ricorso contro la discriminazione tre associazioni assistite dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri.
Il giudice Silvia Ravazzoni, in particolare, ha ritenuto «pienamente condivisibili» le decisioni del giudice di primo grado riguardo al comportamento discriminatorio, ricordando «il principio costituzionale di uguaglianza» che «non tollera discriminazioni». Nel suo reclamo l’amministrazione di Tradate per motivare la concessione del bonus solo agli italiani faceva riferimento «alla morte dei popoli» e «delle rispettive culture», sottolineando il calo demografico dei lombardi e degli italiani. Secondo il giudice, «per la completa rimozione degli effetti della discriminazione è
anche necessario ordinare al Comune di Tradate l’erogazione del bonus a tutti i neonatiche abbiano almeno uno dei genitori residenti a Tradate da almeno 5 anni». Dovrà insomma pagare i bonus non versati negli ultimi 3 anni. La decisione del Tribunale di Milano di ordinare al Comune di Tradate il pagamento dei bonus bebè agli stranieri sarebbe «spinta solo da motivazioni politiche». ha commentato il sindaco Candiani.
e.marletta
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