Tradate Sposo extracomunitario e matrimonio vietato: chiuso il dibattimento civile ma il giudice si riserva. Sono 30 i giorni che il giudice del tribunale civile di Varese Marco Agozzino ha a disposizione per depositare la sentenza in merito ad una delle unioni che più hanno fatto discutere.
«Non sappiamo quando il dispositivo ci sarà trasmesso» spiegano gli avvocati difensori Luca Carignola (per gli sposi) e Domenico Alvarano (per il Comune di Tradate). Ieri si è
comunque chiuso il dibattimento; le parti sono rimaste ferme sulle loro posizioni: gli sposi mancati (convolati poi a giuste nozze in Albania, Paese natale del consorte) chiedono un risarcimento di 40 mila euro. Il Comune, che nel frattempo ha cambiato colore politico passando dal leghista Stefano Candiani (che vietò l’unione) al primo cittadino Laura Cavallotti alla guida di una coalizione di centrosinistra, invece chiede il rigetto di ogni pretesa.
I fatti risalgono al 2008 quando lei, al sesto mese di gravidanza, e lui, albanese di 25 anni, avrebbero dovuto convolare a nozze dopo due anni di convivenza. A celebrare l’unione l’avvocato Luca Carignola, ora difensore dei due. All’ingresso della sala cerimonie, però, la coppia trovò due agenti che chiesero alla sposo di esibire un permesso di soggiorno che lui non aveva, ne nacque una discussione che finì con lo sposo accompagnato in questura, quindi mandato al centro di accoglienza temporanea di Bologna e poi espulso in Albania, e la sposa costretta a partorire da sola. Secondo la difesa per l’unione matrimoniale il permesso di soggiorno non era necessario, sarebbero bastati il passaporto e il nulla osta rilasciato dall’ambasciata albanese. La coppia, in ogni caso, si è sposata comunque in Albania e ha quindi citato in giudizio il Comune chiedendo danni per 40 mila euro.
Simona Carnaghi
f.artina
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