Tradate, le nozze negate finiscono in tribunale

TRADATE Dopo tre anni e mezzo torna d’attualità una vicenda che aveva tenuto banco nel luglio del 2008, dividendo l’opinione pubblica tradatese.
Ieri mattina si sarebbe dovuta celebrare al tribunale di Varese l’udienza pubblica del processo a carico del sindaco di Tradate, Stefano Candiani, chiamato in causa da una coppia italo albanese a cui era stato negato il matrimonio. Ieri, causa il freddo intenso di questi giorni, un guasto all’impianto di riscaldamento del tribunale ha fatto slittare l’udienza, che verrà riconvocata tra qualche tempo. Resta l’interesse per la vicenda, che presto o tardi dovrà essere esaminata da un giudice, che dovrà stabilire se e in quale misura i due ragazzi avranno diritto ad un risarcimento danni, ad un indennizzo per il trattamento subito all’epoca dei fatti.

I due giovani (lei italiana, lui albanese e con un permesso di soggiorno in attesa di rinnovo) sono stati separati sull’altare ad un passo dal fatidico sì, hanno dovuto faticare non poco per ritrovarsi e contrarre matrimonio fuori dall’Italia, per poi fare rientro. Hanno sostenuto spese e hanno vissuto patimenti che si sarebbero volentieri risparmiati: due matrimoni saltati nell’arco di una settimana, l’accompagnamento coatto in questura, la reclusione al Cpt di Bologna e il rimpatrio forzato nel paese d’origine, il tutto con un figlio in arrivo. Da qui la denuncia, con richiesta danni al Comune (si tratta di 45mila euro) con un iter processuale ancora tutto da affrontare.

Dall’altra parte c’è Stefano Candiani, il sindaco che oggi come allora resta convinto di avere agito per il meglio: «Io chiaramente sono curioso di sentire quali saranno le motivazioni addotte dalla controparte – dice – e in questo senso mi dispiace per il rinvio dell’udienza. Resto convinto di quello che ho fatto, della bontà e della correttezza delle intenzioni. Del resto il nostro Comune aveva firmato un protocollo per i matrimoni puliti e l’obbligo come sindaco,

cittadino, ufficiale di stato civile era anche quello di controllare che tutto si svolgesse secondo le regole e, checché ne dicano i ben pensanti, secondo me non è giusto permettere ad una persona con i documenti non in regola di sposarsi». Insomma, il sindaco ritiene di aver agito per il meglio: «Non ho negato il matrimonio a nessuno, ho solo disposto delle verifiche, tanto che in vista della seconda cerimonia ho anche firmato la delega al consigliere Carignola». Sì, peccato che alla cerimonia ad attendere lo sposo c’era la polizia locale.

b.melazzini

© riproduzione riservata