VERBANIA – Braccio di ferro tra la procura e il gup di Verbania davanti al quale si sta celebrando l’udienza preliminare per la tragedia del Mottarone. Il procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera oggi in aula hanno comunicato di aver deciso di non modificare i capi d’imputazione formulati nei confronti degli imputati senza quindi condividere la richiesta avanzata lo scorso 23 luglio dal giudice Rosa Maria Fornelli. I pubblici ministeri hanno quindi chiesto la restituzione del fascicolo. Si ritorna in aula il prossimo 10 ottobre.
Lo scorso 23 luglio la gup Rosa Maria Fornelli, anziché decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura nei confronti di sei persone – Luigi Nerini, titolare della società che gestiva l’impianto funiviario del Mottarone, Enrico Perocchio, il direttore di esercizio, Gabriele Tadini, il caposervizio, e i vertici di Leitner -e di due società – Ferrovie del Mottarone e il gruppo di Vipiteno – citando la legge Cartabia, aveva chiesto di modificare le accuse, eliminando l’aggravante relativa alla violazione delle norme infortunistiche ed escludendo i riferimenti alla sicurezza sul lavoro. Un invito che la procuratrice Olimpia Bossi e la pm Laura Carrera hanno deciso di non accogliere, ritenendo, per altro che la stessa legge Cartabia non conferisce al giudice dell’udienza preliminare “dominio incontrastabile” in merito alla qualificazione giuridica dei fatti, cosa che in questo caso avrebbe snaturato l’impianto accusatorio costruito al termine di due anni di indagine.
La gup, comunque, può procedere d’ufficio alla revoca della sua ordinanza, altrimenti, salvo altri colpi di scena, dovrebbe restituire gli atti ai pm i quali dovrebbero di nuovo proporre istanza di rinvio a giudizio.
“A prescindere dalle determinazioni del pubblico ministero, l’ordinanza del gup della scorsa udienza individua una serie di elementi di cui non si potrà non tenere conto” ha commentato l’avv. Federico Cecconi, del pool difensivo di Leitner. Elementi che avrebbero potuto portare a prosciogliere quanto meno le due società e a ridimensionare le contestazioni per le persone fisiche.
Per gli avvocati Pasquale Pantano e Luca Della Casa, difensori di Nerini “la procura ha forzato la norma che prevede che il pubblico ministero si adegui all’ordinanza del giudice. In questo caso invece non si è adeguato in alcun modo e si è limitato a chiedere la restituzione degli atti” “Appare questo – proseguono i due legali – un meccanismo che rimette nelle mani del pubblico ministero la scelta del giudice naturale che per la Costituzione può essere individuato solo dalla legge. Intanto – concludono Pantano e Della Casa – la prescrizione avanza e questa volta, non si dica, che la responsabilità è degli avvocati”.