SIGIRINO (CH) Non ce l’ha fatta Pietro Mirabelli, il minatore specializzato di 54 anni, originario di Pagliarelle, in provincia di Crotone. Si è arresto ieri mattina alle ferite riportate nell’incidente avvenuto alle 2.40 di mercoledì notte nello scavo della galleria di base del Monte Ceneri a Sigirino, a pochi chilometri dal confine con il Varesotto. L’uomo, stando ad una prima ricostruzione, è stato travolto da un masso di roccia staccatosi mentre era in corso una operazione di perforazione con la macchina azionata da due altri operai,
di 38 e 31 anni. Il blocco si è staccato da un’altezza di 7-8 metri e lo ha colpito in pieno. Immediato l’allarme e i soccorsi ma le sue condizioni sono apparse subito disperate. Così a nulla sono valsi i disperati tentativi dei medici dell’ospedale civico di Lugano di salvargli la vita. Mirabelli, che abitava nel villaggio del cantiere, era un lavoratore esperto. Attivissimo sotto il profilo della prevenzione degli infortuni. Prima di arrivare all’Alptransit, infatti, aveva lavorato, fin dal 2000, al Cavet, il cantiere dell’Alta Velocità ferroviaria Firenze e Bologna. Li era stato anche responsabile della sicurezza. Ma non solo. Perché proprio per la sua esperienza era stato uno dei protagonisti del libro al libro “Morti bianche” di Samanta Di Persio e del romanzo “Figlia di una vestaglia blu” di Simona Baldanzi, basato proprio sui racconti dei minatori attivi nei cantieri del Mugello. “Era un testardo dei diritti che ultimamente era rimasto ferito da questa Italia – racconta la Baldanzi – e per questo se ne era andato in Svizzera”. Sotto choc i suoi colleghi di lavoro mentre i sindacati chiedono chiarezza. Anche perché non si tratta di un caso isolato nei vari comparti a sud delle Alpi di AlpTransit. Il 24 giugno scorso, infatti, è morto un tecnico a Faido-Polmengo. Il 21 dicembre 2005 due operai erano stati investiti mortalmente da un carrello deragliato a Bodio e due anni prima, il 3 aprile, era deceduto un altro addetto a Faido-Polmengo.
b.melazzini
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