Rimini, 23 ago. (Apcom) – Nel match tra Umberto Bossi e la chiesa
cattolica sui temi dell’accoglienza degli immigrati, il popolo di
Comunione e liberazione si schiera dalla parte dei vescovi. Nel
giorno di inaugurazione della trentesima edizione del Meeting
dell’amicizia tra i popoli – che richiama ogni anno migliaia di
cattolici a fine estate a Rimini – la posizione del Movimento di
don Giussani pare abbastanza scontata e allineata al quotidiano
Avvenire e al Vaticano e ai diritti degli immigrati.
/>
Nella stessa sede il ministro degli Esteri Franco
Frattini si scaglia contro Bruxelles: “Per regolare i flussi migratori occorre
“un criterio di distribuzione in tutti i paesi europei e non nel
primo paese dove sbarcano” i clandestini. Questo non lo vuole
comprendere l’Unione europea che al momento “non ha mai risposto”
alla domanda fatta dal Governo italiano: “La divisione del peso
tra i 27 paesi membri non si è tradotta in un’operazione della
Ue”. Così a pochi giorni dalla tragedia che si è consumata nel
Canale di Sicilia, dove sono stati recuperati cinque eritrei ma
molti altri sono morti annegati, il ministro degli Esteri Franco
Frattini si scaglia contro Bruxelles.
Le parole – pesanti – di Frattini arrivano dal palco del Meeting
di Comunione e liberazione, nel giorno di inaugurazione alla
Fiera di Rimini: “Quello dei flussi migratori – spiega durante
una conferenza stampa assieme al primo ministro del Kenya Odinga
e al vicepresidente della Repubblica della Sierra Leone
Sam-Sumana – non si deve considerare come un problema italiano, o
di Malta o della Grecia, ma della Ue” che “ha fatto molte
affermazioni, ma non ha ancora risposta alla domanda `che cosa
succede quando un gruppo di immigrati arriva alle porte
dell’Europa?'”. E sempre dal palco del Meeting di Cl gli risponde
il ministro degli Affari esteri della Svezia e presidente di
turno dell’Ue, Carl Bildt: “Il primo passo sarà alla fine di
ottobre” quando si incontrerà il consiglio dei ministri degli
esteri. “Aspettiamo una proposta della commissione – spiega Bildt
– che sarà discussa nel consiglio dei ministri degli esteri
dell’Ue a fine ottobre. E’ un primo passo anche se si tratta di
un problema così grande che non si risolve in una sola riunione”.
Il titolare della Farnesina critica duramente anche La Valletta
sul tema delle acque del “search and rescue”: un restringimento
dello spazio marittimo maltese per la ricerca e il salvataggio è
“indispensabile per l’intera comunità internazionale. Noi –
spiega Frattini – già facciamo il monitoraggio fra l’Italia, la
Libia e Malta. Le nostre motovedette lo sorvegliano e lo
controllano e, come ho già detto, gli italiani sono coloro che
più di chiunque altro hanno salvato il maggior numero di vite
umane in mare. E’ evidente che al di là dell’immediato soccorso,
vi sono degli obblighi internazionali per una zona che si chiama
proprio `ricerca e salvataggio’ maltese che deve essere coperta
dai maltesi ed è grande quasi quanto l’intero territorio
italiano: 250mila chilometri quadrati di mare. Noi abbiamo detto
che fosse un’area un po’ troppo grande per la piccola Malta e noi
continuiamo a ritenere che un negoziato che dura da dieci anni
con Malta per quello spazio di mare è indispensabile per l’intera
comunità internazionale. Malta ha detto no e per negoziare si
deve essere in due”. Poi si fa di ghiaccio quando qualche
giornalista gli chiede il numero dei morti eritrei in mare: “Non
c’è certezza sui numeri. La procura di Agrigento potrà
probabilmente rivolgere richieste ai maltesi che li hanno
incontrati per primi. Noi abbiamo salvato questi cinque poveretti
soltanto quando sono arrivati nelle acque italiane. Se vi sarà
una rogatoria internazionale, questa rogatoria potrà spiegare se
ci sono stati pescherecci di altri paesi, certamente non
italiani, che li hanno incontrati e li hanno lasciati andare”.
“Si vedrà caso per caso – aggiuge -. L’asilo politico non si dà
in blocco, non si può dire `tutti gli eritrei meritano l’asilo
politico’”.
Cep
© riproduzione riservata