Trani, 15 mar. (Apcom) – Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è ufficialmente indagato dalla procura di Trani per i reati di concussione e per “violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario” ai danni del Garante per le Comunicazioni. Ma il premier non è l’unico ‘indagato illustre’ di quest’inchiesta dai confini ancora nebulosi: il commissario dell’Agcom Giancarlo Innocenzi sarebbe infatti iscritto al re.ge. della procura pugliese per favoreggiamento personale nei confronti del presidente del Consiglio, mentre al direttore del Tg1 Augusto Minzolini, anche lui indagato, i magistrati contestano la violazione del segreto istruttorio per aver rivelato i contenuti di un interrogatorio subito 17 dicembre 2009 nel quadro di un’inchiesta sulle carte di credito American Express.
Le reazioni alla notizia non sono tardate: per il legale del premier, Niccolò Ghedini, “se davvero si prospetta nei confronti del Presidente Berlusconi la concussione e la violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario, si è fuori da ogni logica e in una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile”. “La tesi dei magistrati – secondo il parlamentare – non è soltanto destituita di ogni fondamento in fatto ma è contraria al buon senso e a ogni possibile ipotesi contenuta nel codice. Che una simile contestazione sortisca proprio a pochi giorni dalle elezioni e con continue fughe di notizie, che non possono che provenire dall’interno, non sorprende ma vi dovrebbe essere un limite alla fantasia giuridica della magistratura”.
Insomma, dal centrodestra, nessuno escluso, si grida al complotto, mentre lo stesso Berlusconi, intervenuto sulla vicenda prima che fosse praticamente ufficializzata la sua posizione in procura, ha definito questa situazione “grottesca” e ha sottolineato che ci sono “palesi violazioni della legge”. Tuttavia, il premier ha spiegato che questa vicenda “non preoccupa affatto”, poiché, ha detto, “sono intervenuto a destra e a manca” contro i processi in tv e “le mie sono “posizioni non soltanto lecite ma doverose”. “Sul contenuto – ha precisato il leader del Pdl – non sono affatto preoccupato perché è un diritto del presidente del Consiglio di parlare al telefono con chiunque senza essere intercettato anche surrettiziamente come avvenuto qui”.
Ma oggi, a Trani, è anche la giornata di Michele Santoro in procura, ascoltato dai pm come testimone e degli ispettori del ministero della Giustizia. Il Guardasigilli, Angelino Alfano, ha infatti denunciato ieri “gravi patologie” nella conduzione dell’inchiesta, fra cui la competenza territoriale, l’abuso delle intercettazioni e la rilevazione del segreto istruttorio. Toccherà quindi agli uomini guidati da Arcibaldo Miller fare chiarezza su eventuali violazioni commesse dai quattro pm del pool. Alfano, infatti, ha promesso che “gli ispettori non interferiranno” con l’inchiesta, che deve andare avanti”, ma ha chiesto il massimo della chiarezza sulle fughe di notizie.
Parole che non sono affatto piaciute a palazzo dei Marescialli: con una mossa che ha pochi precedenti, infatti, tutti i consiglieri del Csm, ad eccezione dei laici del Pdl e dell’Udc, hanno chiesto ieri al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica in Prima Commissione per accertare se vi siano interferenze nelle indagini in corso che riguardano “personaggi politici di rilievo nazionale”. L’appuntamento è quindi per questa mattina, quando l’organo di autogoverno delle toghe dovrà decidere sul da farsi.
Gic
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