VARESE «Molti italiani ancora pensano che a salvare l’Italia saranno ex banchieri ed ex boiardi di Stato, affidando la risoluzione dei problemi a coloro che sono essi stessi il problema. La crisi non è stata provocata solo dalla politica, ma anche dalle grandi imprese e dalle grandi banche di cui nel governo c’è un’ampia rappresentanza».
A pochi giorni dal suo ritorno in provincia con uno spettacolo teatrale che solo pochi mesi fa, al teatro di Varese,
registrò il “sold out”, parliamo con Marco Travaglio. Giornalista nato e cresciuto con Indro Montanelli, oggi vicedirettore del “Fatto Quotidiano”, di cui è anche cofondatore.
E il discorso si apre, andando a toccare diversi aspetti della quotidianità, da cui esce un’intervista che è anche analisi di attualità. Nel suo spettacolo, “Anestesia Totale” si parla anche di questo. Di attualità.
Ma non molto è cambiato rispetto a qualche mese fa. «Non c’è più Berlusconi – nota il giornalista – ma il risultato è lo stesso. Certo, ci sono esempi sull’anestesia dei tecnici, per far capire che viviamo sotto un bombardamento di annunci che promettono lotta all’evasione fiscale, alla corruzione, tagli: e non cambia nulla. Solo, gli italiani vanno in pensione più tardi di tutti gli altri cittadini d’Europa e poi, una mattina, si scoprono 300 mila esodati».
Con tecnici che «buttano via 20/25 miliardi per una Tav Torino-Lione che non serve, mentre non spendono un euro per il riassetto del territorio. E tagliano sulla ricerca».
Solo che sembra che, alla fine, ai tecnici si “perdoni” un po’ tutto. Sia da parte dell’informazione; sia, spesso, da quella dei cittadini. «Non cambia nulla – ribadisce Travaglio – ma viviamo, come prima, in una bolla di propaganda, ancora più insidiosa perché la fanno i tecnici, e la gente ci crede di più. L’unico che si oppone è Di Pietro. E lo massacrano».
Ma Travaglio cosa ne pensa di tutte le “manovre” che si muovono attorno alle probabili candidature per il voto in Lombardia? «Mi pare che abbiano tutti paura degli elettori – è il parere di Travaglio – i partiti cercano di camuffarsi dietro a figure che non hanno propriamente una targa partitica, mentre di solito si assiste a un affollamento di candidati».
Con, in Lombardia, un «Pd che, tanto per cambiare, non era pronto alla caduta di Formigoni, infatti non ha fatto nulla per farlo cadere, non ha fatto una seria opposizione. E ora non ha nessuno da mettergli contro. Dovrebbe ringraziare Ambrosoli che si è messo in gioco. E che spero riesca a farsi una lista civica a cui i partiti che vogliono diano il loro appoggio e che non sia utilizzato come cavia per sperimentare quello che ritengo sia quanto di peggio possa capitare per il futuro: l’alleanza Pd-Udc».
L’intervista completa sul giornale in edicola mercoledì 14 novembre
s.bartolini
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