Dopo l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte della frontaliera varesina , non si placano le polemiche a Venegono. Mariangela morì nel 2010 in un incidente stradale, aveva 42 anni. Era di Venegono Superiore e lavorava al Fox Town di Mendrisio, fu investita da due auto proprio davanti al centro commerciale.
Per la giustizia elvetica nessuno pagherà per quella morte. Il procedimento giudiziario è stato di recente archiviato nonostante la dinamica dei fatti fosse chiara: Mariangela fu travolta da una Renault condotta da un 36 enne svizzero e successivamente investita da una Suzuki guidata da un 34enne.
In questi giorni è stata durissima la reazione dei familiari per la decisione del tribunale ticinese. A loro sono vicini i sindacati e le associazioni che rappresentano i frontalieri italiani. Dura anche la reazione che arriva da chi ha seguito la vicenda sin dall’inizio e, per ruolo e volontà, è molto vicino alla famiglia Parisi.
«Più approfondimenti»
A parlare è il sindaco di Venegono Superiore, , estremamente colpito dall’epilogo del caso giudiziario. «Ho seguito la tragedia dal 2010 ma mi mancavano i recenti sviluppi. Di recente avevo sentito di una riapertura del caso ma, invece, la parola archiviazione è stata apposta come ultimo e doloroso sigillo – afferma il primo cittadino- In tutta onestà, mi sarei aspettato il contrario, cioè che si fosse continuato fino in fondo per arrivare alla condanna dei colpevoli di questo omicidio».
Parla con decisione il sindaco, anche in rappresentanza di tutti gli abitanti di Venegono Superiore che hanno appreso di questa ingiustizia o meglio, giustizia mancata, nei confronti di una loro concittadina. «Non possiamo – continua il primo cittadino – che constatare quello che accade spesso nei confronti dei nostri connazionali che fanno i conti con i tribunali elvetici. È bruttissimo da dire ma l’atteggiamento delle autorità elvetiche è chiaro: siamo cittadini di serie B e anche inferiore per loro».
A riguardo il sindaco inserisce anche la sua esperienza personale ma che potrebbe certamente valere anche per altri italiani del varesotto: «Anni fa ho subito un incidente stradale in Canton Ticino, in quel caso mi spettava una ragione piena che non mi fu mai data. L’evoluzione della vicenda processuale di Mariangela Parisi è una cosa estremamente grave; umanamente e come amministratore sono vicinissimo alla sorella Filippa e al suo sconforto e alla sua rabbia». «Avrebbe dovuto svilupparsi un’indagine più approfondita – conclude – anche perché, come si apprese all’epoca, quel tratto di strada mancava d’illuminazione che forse avrebbero aiutato a evitare quella morte. Si sarebbe dovuto infliggere la giusta pena a chi ha compiuto questo assassinio stradale – termina- A quanto pare anche nella giustizia, come sul lavoro, noi italiani siamo visti come carne da macello».
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