Washington, 16 apr. (TMNews) – L’Italia è un paese che offre opportunità di lavoro a chi è disposto a coglierle: “In pochi anni ha accolto quattro milioni di immigrati, e non credo che siano nullafacenti, credo anzi che facciano una quantità di lavoro impressionante”, e tra loro non c’è nemmeno disoccupazione giovanile. Mentre a Washington i paesi del Fondo monetario internazionale richiamano la necessità di creare occupazione per garantire la sostenibilità della crescita economica, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti lancia indirettamente un monito ai giovani della penisola.
Secondo i dati Istat di febbraio, nella fascia di età tra 15 e 24 anni si registra un tasso di disoccupazione del 28,1 per cento, contro l’8,4 per cento della media nazionale. Ma tra i giovani immigrati “non mi risulta che ci sia disoccupazione”, ha rilevato Tremonti, e sono “tantissimi”. L’Italia “è un paese che offre lavoro a certe condizioni” ed evidentemente da parte dei giovani italiani non c’è interesse per occupare quelle posizioni.
Intanto secondo il comunicato finale della 23esima riunione del Comitato monetario e finanziario del Fondo monetario internazionale, la ripresa globale guadagna slancio “ma resta vulnerabile” e i paesi si impegnano ad assumere “misure credibili necessarie a accelerare il processo di risoluzione” delle tensioni sui debiti pubblici, così come per migliorare la stabilità della Finanza. Inoltre le autorità sottolineano “l’importanza della creazione di occupazione” per garantire la sostenililità di medio termine della crescita economica. Tornando all’Italia, secondo Tremonti è un bene che non sia finita nella lista dei sette paesi sotto esame, per potenziali rischi sistemici. “Siamo felici di non esserci”, ha rilevato.
Presente per la penisola nella capitale Usa, alle assemblee primaverili di Fmi e Banca Mondiale, anche il governatore di Bankitalia Mario Draghi, che come sempre capita in questi vertici internazionali è molto attivo anche in veste di presidente del Financial Stability Board, l’ente di consultazioni internazionali sulle riforme nella finanza. Con la crisi globale ha assunto un ruolo crescente al punto tale che ora si esamina la possibilità di aumentarne le dotazioni e rivederne la governance. L’Fsb rileva come i vari programmi di riforma della finanza stiano rafforzando il sistema, dove però permangono “sacche di debolezza” nel panorama bancario, che in alcuni paesi sono strettamente correlate con i rischi sui debiti pubblici.
In Europa le banche “si potrebbero dividere in due categorie, quelle che possono aumentare il capitale e quelle che non possono”, ha affermato Draghi. “Le banche che possono aumentare il capitale o lo stanno facendo o lo faranno a breve, entro un anno, in ottemperanza della riforma di Basilea III”. Quelle che invece non possono aumentare il capitale si trovano in questa situazione “o a causa di modelli di business sbagliati – ha rilevato Draghi – oppure a causa della loro esposizione ai rischi sovrani”, cioè sui titoli di Stato dei loro paesi. In generale poi “abbiamo la sensazione che nelle banche si sia capito che disporre di capitali solidi è necessario per svolgere l’attività in maniera sicura”, ha proseguito il governatore. Inoltre queste manovre di rafforzamento delle banche potrebbero portare a una riduzione dei premi di rischio richiesti ai titoli finanziari del settore bancario.
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