«Trenta milioni di euro per la nostra provincia». Sono questi i fondi che arriveranno sul territorio, grazie ai ristorni dei frontalieri. E che saranno utilizzati per lo sviluppo delle nostre comunità e per i servizi essenziali.
A fare il punto della situazione ci ha pensato ieri l’assessore regionale, con delega ai rapporti con la Svizzera, (Lega Nord): «Grazie ai nostri lavoratori frontalieri, anche quest’anno le Province e i Comuni di frontiera, avranno risorse essenziali per i servizi e lo sviluppo del territorio».
I ristorni sono le tasse che i lavoratori italiani, residenti nella fascia di confine, hanno versato alla Confederazione svizzera nell’ambito del proprio lavoro. In base all’accordo fiscale del 1974, una parte di queste somme, vengono ristornate alle Regioni che a loro volta le destinano agli Enti locali.
«Quest’anno – dichiara l’assessore Brianza – le somme attribuite alle Province, in base ai criteri di Regione Lombardia, ammontano a quasi 14 milioni di euro. Alla Provincia di Varese andranno circa 7,6 milioni di euro che verranno utilizzati per spese di manutenzione di edifici pubblici, impianti, strade, piste ciclabili».
Ma ci saranno fondi aggiuntivi. «A queste risorse – puntualizza Brianza – si aggiunge la fetta più grande: 21,743 milioni di euro per i Comuni della provincia di Varese e 22,867 milioni di euro per i Comuni della provincia di Como, ripartiti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze secondo i criteri stabiliti da Regione Lombardia».
Alla Comunità Montana delle Valli del Verbano, inoltre, andrà circa 1 milione di euro.
«Queste risorse – prosegue Brianza – sono di vitale importante per i nostri Comuni. Per questo motivo esprimiamo seria preoccupazione per il nuovo accordo fiscale tra Roma e Berna, che non prevederebbe l’esistenza dei ristorni stessi».
Un cambiamento che rischierebbe di danneggiare seriamente il nostro territorio e i comuni di confine.
«Dopo l’esito del Referendum per l’Autonomia – conclude l’assessore – abbiamo infatti chiesto al Governo che gli accordi internazionali con gli Stati confinanti la Lombardia, vengano definiti con la nostra partecipazione, e che sia possibile istituire le ZES (zone economiche speciali) così da favorire, attraverso la concessione di agevolazioni fiscali, sviluppo economico ed occupazione per le aree di confine».