È difficile andare al ristorante e non trovarsi di fronte ad uno dei commensali che lancia uno sguardo furtivo al proprio smartphone. Qualche anno fa ci faceva sorridere vedere una persona parlare per strada con delle cuffie bluetooth. Oggi, molto meno: siamo già costretti ad abituarci a vedere gente che utilizza, o meglio, cerca di utilizzare i comandi vocali del proprio smartphone. Fortunamente, quello ci fa ancora ridere.
In base alla fonte ITU International Telecommunication Union del dicembre 2013, oggi in tutto il mondo ci sono 6,8 miliardi di abbonamenti attivi per cellulari. Questo numero rappresenta il 96% della popolazione mondiale e, forse anche di più, se si considera che più di un quinto è al di sotto dei 10 anni. Nel 2010 gli abbonamenti attivi erano poco più di 1 miliardo, mentre all’inizio dell’anno prossimo si prevede che saranno 8,5 miliardi.
Viviamo e vivremo sempre più connessi. Le comodità sono indubbie anche se non mancano i rischi e i disagi. Uno di questi è l’esponenziale aumento delle truffe on line. A livello nazionale, le denunce per il furto di identità on line, sono passate da 45.000 nel 2012 a circa 52.000 nel 2013 (Fonte: Rapporto OAI 2013).
La crescita della criminalità informatica non stupisce: il cybercriminale può svolgere, spesso in modo anonimo, la sua attività illecita comodamente sdraiato sulla poltrona di casa propria, rischiando una condanna di gran lunga inferiore a quella che potrebbe subire se dovesse decidere di commettere una rapina in banca.
Ma la prospettiva più allettante per il cybercriminale è sicuramente quella della facilità di accesso alle credenziali della vittima. Infatti, in Italia non esiste una cultura della sicurezza informatica: facendo un paragone con la vita reale, quando per pigrizia non inseriamo il PIN sul nostro smartphone è come se avessimo deciso di tenere spalancata la porta di casa durante la notte.
Uno dei principali veicoli dell’attacco sono i social network. All’interno di Facebook, Linkedin e Google+ i cybercriminali raccolgono le informazioni fondamentali per sferrare l’attacco.
Ma c’è di più. Oltre al world wide web che ben conosciamo, esiste il c.d. “deep web”, ossia una rete nascosta e completamente anonima alla quale si può accedere per acquistare malware con cui poter infettare i computer delle potenziali vittime.
Come orientarsi di fronte ad uno scenario così inquietante? Esattamente come in una autostrada molto trafficata è necessario navigare in Rete con molta prudenza rispettando alcune semplici regole: immettere sempre una password a protezione del proprio computer, tablet o smartphone. Aggiornare costantemente il sistema operativo esattamente come il software antivirus installato sul dispositivo. Guardare con diffidenza le offerte on line di prodotti a prezzi particolarmente scontati. Valutare con attenzione quali dati personali si decide di inserire nel profilo del proprio social network e limitarne l’accesso ai soli “amici”. Contattare immediatamente la propria banca quando si riceve un’email che richiede l’immissione delle credenziali, ma soprattutto denunciare alla Polizia Postale delle Telecomunicazione ogni tipo di truffa on line anche se l’importo sottratto fosse di lieve entità.
Per molti questi consigli potranno apparire banali, ma sono certo che se applicati in modo rigoroso potrebbero ridurre drasticamente il rischio di subire truffe on line.
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