Turchia/ Governo all’attacco di Google, rafforzata censura

Ankara, 25 giu. (Ap-Nuova Europa) – Apparentemente poco preoccupato della reazione della pubblica opinione, il governo turco ha lanciato una nuova offensiva contro Internet e in particolare contro il gigante dei motori di ricerca Google, rafforzando il divieto contro YouTube, il sito di condivisione controllato da Google. Il ministro delle Comunicazioni turco Binali Yildirim ha accusato Google di avercela con la Turchia e di eludere le tasse.

“Il sito sta combattendo una battaglia contro la Turchia e non lo accetteremo”, ha dichiarato Yildirim. Il ministro ha inoltre accusato Google di non aver pagato tasse per circa 20 milioni di dollari di pubblicità raccolta in Turchia. Ovviamente Google ha reagito sdegnata e ha espresso “disappunto perché resta in piedi questo divieto contro un sano e legale servizio internazionale di cui godono milioni di persone nel mondo”.

L’atteggiamento del governo rischia di provocare rabbia tra gli utenti e presta il fianco a critiche feroci da parte dell’opposizione al partito islamico moderato al potere. Lo stesso presidente Abdullah Gul, che pure proviene dalla compagine politica Giustizia e Sviluppo, ha sostenuto di essere contrario a ogni censura su Internet e l’ha fatto utilizzando il suo account Twitter.

“Non posso approvare che la Turchia sei nella categoria dei paesi che vietano YouTube e impediscono l’accesso a a Google”, aveva spiegato il 14 giugno in una serie di “tweets” il capo dello stato. Una scomunica della linea dura governativa, che nella società civile assume toni ancor più forti. “Se il governo non pone ora termine ai divieti su Internet, che ha esteso ad alcuni servizi di Google, il nome di Erdogan (il primo ministro, ndr.) sarà ricordato assieme a quello del censore di Internet Ahmadinejad (il presidente iraniano, ndr.)”, ha affermato l’esperto di media Haluk Sahin, editorialista del giornale Radikal.

L’offensiva della Turchia a Internet non è nuova. Già nel 2007 il governo ha bloccato alcuni siti internet dopo che il Parlamento ha adottato una legge contro il cybercrimine e contro la pedofilia, sostenendo che quei siti oltraggiavano la figura del fondatore della Turchia Mustafa Kemal Ataturk e la religione islamica. A maggio 2008, sulla base di un’ordinanza di un tribunale, l’autorità per le telecomunicazioni ha vietato l’accesso a YouTube. Dopo un mese il divieto è stato esteso anche ad alcune pagine Google che permettevano di eludere il divieto per gli utenti di YouTube.

Centinaia di utenti di Internet hanno firmato una petizione online in cui il divieto viene definito un affronto “alla libertà di parole e ai diritti d’accesso all’informazione”. Alcune aziende informatiche hanno denunciato il divieto alla giustizia. L’opposizione, a partire del Partito repubblicano del popolo, ha lanciato i suoi strali contro il governo. “L’intera Turchia è arrabbiata. Le reazioni, le critiche, le proteste aumentano ogni giorno”, ha detto il parlamentare Emrehan Halici. “Sfortunatamente – ha continuato – dobbiamo di nuovo affrontare la censura nel nostro paese”.

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