Turchia; Oggi le amministrative, test cruciale per Erdogan

Istanbul, 29 mar. (Apcom-Nuova Europa) – Oggi la Turchia è chiamata alle urne per le elezioni amministrative. Un appuntamento che arriva in un momento di profonda crisi economica e che per il premier Recep Tayyip Erdogan equivale a un test politico su scala nazionale. Vincerà, prevedono i sondaggi. Ma come vincerà dipende il ‘nuovo mandato’ con cui governerà il Paese nei prossimi, delicatissimi mesi.

Dunque un voto che va molto al di là della dimensione locale. Si rinnovano tutte le amministrazioni sul territorio nazionale e quindi diventa automaticamente un test per vedere la tenuta dei partiti. Soprattutto, l’Akp, il partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di orientamento islamico moderato e che detiene la maggioranza parlamentare, si presenta alle urne in un momento non facile per il Paese. E proprio questo questo voto ha fatto inevitabilmente da ‘sbarramento’ ad alcune importanti decisioni,

prima fra tutte la chiusura delle trattative con il Fondo monetario Internazionale, che dovrebbe aiutare il Paese a superare questo difficile momento economico. Le trattative sono andate per le lunghe con ogni probabilità proprio perchè il governo non voleva che si concentrasse l’attenzione sul bisogno di nuovi aiuti internazionali. Ma negli ultimi giorni da più parti si è lasciato intendere che l’accordo è dietro l’angolo e che un nuovo patto con il Fmi potrà rinvigorire la fiducia degli investitori e, in definitiva, avviare il rilancio dell’economia.

Per questo il fondatore e leader dell’Akp, Recep Tayyip Erdogan, ha giocato il tutto per tutto per vincere un test che sulla carta presenta un livello di difficoltà minimo, a causa, anche questa volta, della mancanza di reali alternative politiche. Ma che, se per caso fosse perso, potrebbe segnare l’inizio della fine per il primo ministro e della sua formazione politica. E in un paio di confronti diretti, come alcuni quartieri di Istanbul, il risultato potrebbe non essere poi così scontato.

Gli ultimi sondaggi pubblicati prima del voto tracciano scenari contrastanti. Se per Zaman, filogoverantivo, l’Akp sarebbe a un plebiscitario 49%, secondo Hurriyet non arriverebbe al 40%.

Maggioranza sì, quindi, ma ci sono alcune ombre che potrebbero impensierire il premier. Una soprattutto: le accuse di corruzione ad alcuni membri del partito di maggioranza.

Nel Paese sono ancora percepibili echi dello scandalo legato alla “Deniz Feneri”, un’associazione benefica che raccoglieva fondi dai turchi residenti all’estero e che ha versato una parte dei proventi nelle casse dell’Akp anziché destinarli a opere di bene.

Il processo, che si teneva a Francoforte, è costato le dimissioni a Dengir Mir Mehmet Firat, da sempre uno degli uomini più vicini a Erdogan, da vicesegretario dell’Akp. C’è poi la guerra a distanza fra il primo ministro e Aydin Dogan, il maggiore editore del Paese, incorso nelle ire di Erdogan per aver dato grande spazio allo scandalo tedesco sui suoi giornali e che, per quello che non sembra uno strano caso della sorte, si è visto recapitare il mese scorso una multa dal Tesoro da 500 milioni di dollari.

La campagna elettorale dell’Akp è stata costellata da episodi imbarazzanti, come il sospetto di aver regalato frigoriferi e lavatrici nell’est del Paese a potenziali elettori e l’aver camuffato le foto dei comizi per farli sembrare più partecipati.

Mao-Coa

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