È stata l’estremità settentrionale dell’Appennino, “sepolta” sotto la Pianura Padana, a causare il terremoto di magnitudo 5,9 che alle 4,04 di oggi ha fatto tremare la Pianura Padana e mezzo Nord Italia. Si tratta di un terremoto molto superficiale, avvenuto ad appena 6,3 chilometri di profondità, ha spiegato il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
«Sono sismi legati a strutture sepolte sotto la Pianura Padana. Vale a dire che l’attività dell’Appennino prosegue sotto la Pianura Padana e per questo anche a pochi chilometri di profondità
ci sono zone attive», ha proseguito l’esperto.
«Da molto temo – ha aggiunto Amato – in quella zona non figuravano terremoti di magnitudo elevata, come quello avvenuto oggi». La testimonianza di un sisma molto forte nel ferrarese risale al 1570 e, sulla base delle descrizioni storiche si è dedotto che gli effetti possano essere stati confrontabili a quelli dell’ottavo grado della scala Mercalli. Altri terremoti, meno violenti, si sono registrati nel ‘700. Erano secoli, quindi, che questa zona era silenziosa dal punto di vista sismico.
Tuttavia i terremoti avvenuti nel gennaio scorso, nel reggiano e nel parmense, avevano attirato l’attenzione dei ricercatori su quest’area. «Abbiamo messo a punti dei progetti di ricerca che stanno per partire – ha concluso Amato – con l’obiettivo di approfondire la conoscenza di alcune aree».
s.bartolini
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