Apre il libro Pietro Vavassori. Rivela. Fa sapere. E naturalmente tira bordate. Se no che Vavassori sarebbe? È una lunga chiacchierata quella del patron sui tre anni alla Pro Patria e su quello che verrà nei prossimi giorni o nei prossimi mesi. Un lunghissimo sfogo che si completerà con l’edizione de La Provincia di Varese che uscirà domani.
Sì, volentieri. Partiamo del fatto che il solito cretino d’un Vavassori ha messo lì la fidejussione da seicentomila euro e poi sul Pro Patria Club scrivono che c’è di peggio delle salamelle e del vin brulè. E quel peggio sarei io.
Non mancherò di essere esaustivo su questo punto così ancora quelli del Pro Patria Club la smettono di scrivere che non si sa nulla. Sarebbe bastato che il signor Vergani, quando mi chiamava tutti i giorni, avesse scritto quello che gli dicevo. Poi sul sito mi ritrovavo però cose diverse. Vuol dire che non si fidava. Che faccio: perdo tempo a parlarci?
A gennaio stavo chiudendo con una multinazionale, la Jabil, interessata alla Pro Patria e al suo progetto giovani; stavo completando la trattativa con uno dei vicepresidenti. Purtroppo qualcuno ebbe la brillante idea di indire uno sciopero, con la benedizione dell’assessore Armiraglio, perché, a suo dire, stavamo smembrando la squadra. «Che succede?», dicono i compratori. Mi chiedono perché contestano uno che ha salvato la Pro dal fallimento, ha vinto due campionati, ha valorizzato il settore giovanile.
A questo punto il loro ufficio comunicazioni, che legge ogni virgola su stampa e siti, ha preferito declinare non ritenendo Busto una piazza adeguata. Hanno pensato che per loro, arrivare a Busto, si sarebbe potuto rivelare un boomerang. E poi questi del Pro Patria Club vogliono fare la class action per la partita amichevole con il Milan? Ma gliela faccio io a loro per i danni subiti. Anzi gliela facciano tutti gli altri tifosi perché a questo punto la Pro avrebbe avuto una società solida che sarebbe durata negli anni.
Non ho l’autorizzazione a rivelarlo, ma è stato un grande dirigente del Verona e del Parma.
Perché alla voce sponsorizzazioni ha visto che il primo anno della mia gestione c’erano 80.000 euro; il secondo, dopo i settantuno punti, 72.000 euro (d’altronde c’era la spending-review a Busto) ed il terzo, dopo la vittoria del campionato, addirittura 54.000. A fronte di una meda, che in Lega Pro, è di 700.000 euro.
Ho cercato di spiegare che questa “miseria” era dovuta a una scelta ben precisa contro di me. Ma quello non era mica stupido. A quel punto lui e gli imprenditori che rappresentava si sono alzati dal tavolo e mi hanno salutato.
Ho mandato una lettera a tutti gli associati dell’Univa ed alla riunione si sono presentati in tre. Se questa è la risposta, ti cadono le braccia.
Il 14 luglio 2013 l’attuale assessore allo sport Armiraglio, alle ore 11 nell’ufficio di Ferrara, disse che si sarebbe impegnato personalmente per far arrivare sponsorizzazioni per duecentocinquantamila euro. Tanto che Ferrara mi disse di dare gas alla campagna acquisti. Ero scettico e gli dissi di andare calmo. Lei li ha visti?
E poi leggo che il sindaco Farioli vuole mandarmi una lettera per sbugiardarmi. Il postino l’ha persa per strada?
Su quel terreno c’era una fonderia e chiedano i bustocchi all’Arpa cosa vuol dire fare una bonifica. Quando la si inizia, poi deve essere portata a termine ed i costi non si conoscono. E la dovrebbe fare Vavassori, il quale poi avrebbe i campi in comodato d’uso? Perché non la fa l’amministrazione comunale? Forse perché conosce bene i rischi di una bonifica in quel posto.
Tutto nasce una sera di tanto tempo fa, prim’ancora che acquistassi la Pro Patria. Ero con Ferrara, Zullo e Grassi davanti alla pasticceria Paganini a Busto ed un giornalista della Prealpina mi disse che, se non avessi tenuto Regalia, Lamazza e Novelli mi avrebbe fatto la guerra. Per il primo stavo già pensando ad un ruolo di presidente onorario ed avevo chiesto un parere a Macalli e ad Ausilio e Branca dell’Inter. Sugli altri due manco a parlarne. Lamazza ha alternato le sue stagioni a Busto tra un fallimento e una retrocessione. Novelli è l’allenatore più esonerato d’Europa. L’unico anno in cui è arrivato in fondo è stato quand’era alla Pro, ma poi si è messo subito in media con i due esoneri nella stessa stagione a Barletta.
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