<+G_DATA>porto ceresio<+G_TONDO>Di casa non solo nel lago di Varese Ma anche nei laghetti di Ganna e Ghirla, nel Ceresio e persino del Lago Maggiore. I Gamberi della Louisiana, in questi giorni tema caldissimo tra i frequentatori della Schiranna, sul lago di Varese, spopolano negli specchi d’acqua della nostra provincia. Allargando la loro area di influenza a quasi tutti i laghi della provincia. Sono rossi, grossi e in grado di colonizzare i bacini più adatti alla loro riproduzione, quelli con le acque non troppo fredde. E possono essere dannosi per l’habitat.
I gamberi americani sono senza scrupoli al punto da scalzare gli “originali” gamberi di fiume. Stando alle analisi della Federazione Ticinese per l’Acquicoltura e la Pesca, infatti, i cosiddetti gamberi della Louisiana si sono insediati nel lago Maggiore e nel lago Ceresio da circa venti anni. La loro presenza è confermata da studi, ricerche e persino da video amatoriali che dimostrano il loro grado di adattamento – basta farsi un giro sul portate internet You Tube e digitare ad esempio “Gambero della Louisiana Ghirla” per averne conferma visualizzando un filmato che documenta la cattura di un esemplare – in ogni angolo della provincia. Dove, in questi giorni, sembra essere scoppiata una vera e propria “gamberomania”. Complice la loro presenza massiccia e il fatto che al palato risultino davvero piacevoli.
Come siano arrivati da noi, però, è tuttora un mistero, anche se di sicuro dietro, c’è la mano dell’uomo. Importati molto probabilmente per ragioni gastronomiche per la prima volta in Toscana, in seguito hanno risalito lo Stivale, fino ad arrivare nel Varesotto e nel Ticino. «Che siano gamberi della Louisiana o dell’Ohaio, in Ticino, – ha chiarito di recente ai media ticinesi Urs Luechinger, presidente della Federazione Ticinese per l’Acquicoltura e la Pesca – c’è davvero poca differenza.
Quello che conta è che nei laghi di confine, Maggiore e Ceresio, l’invasione del gambero americano è già avvenuta da alcuni decenni». Non senza far sentire conseguenze per l’ecosistema. «Questi gamberi – prosegue Urs Luechinger – stanno lentamente soppiantando il nostro gambero indigeno al punto tale da aver condotto la Legge federale e cantonale sulla pesca a proteggerlo e a renderlo uno degli animali più protetti in Svizzera. E nel frattempo la legge stimola a catturare il gambero americano nella speranza, seppure molto vana, di rimettere in equilibrio le cose».
Il gambero d’acqua dolce indigeno, del resto, rientra tra le specie più protette anche in Italia e nel Varesotto. Per ora, dicono nel settore Faunistico della Provincia, non sono da considerare però un pericolo imminente per l’ecosistema. Anche perché i loro fratelli autoctoni normalmente vivono nei corsi d’acqua più freddi dove gli “americani” difficilmente si adattano. Preferendo, come dimostrano i “contatti ravvicinati” con le loro grandi chele, i laghi ai torrenti. Così, per contenerne il numero, non resta che affidarsi alla “pesca” e alla possibilità culinarie legate a questo crostaceo. Lo suggerisce anche la Convenzione italo elvetica sulla pesca nel Ceresio che fin dal 2000 indica come sia consentita la cattura di specie di gambero di origine esotica, quali quella attualmente presente nel Lago di Lugano. E nel caso di cattura gli esemplari non potranno essere reimmessi nelle acque comuni italo-svizzere. è guerra insomma: da una parte il gambero straniero a stelle e strisce con le sue minacciose, e grosse, chele, dall’altra i buongustai della provincia e gli studiosi di ambiente. Con il gambero nostrano, l’Austropotamobius pallipes, che spera solo di non finire nel mezzo.
Alessio Pagani
e.marletta
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