Nella palestra dove lavora (il “Bellavista”) tutti lo chiamano «zio» e soprattutto le ragazzine sono innamorate di questo splendido quarantenne (ma non avrà forse qualche anno in più?). Stiamo parlando di Stefano Battara e i più, a questo punto, si chiederanno: «Ma chi è?». Facile: uno dei tifosi più affezionati del Varese. Com’è noto, il nostro giornale intende dare molto spazio anche alle anime del pubblico biancorosso, esaltandone le storie. In fondo è lo zoccolo duro dei fedelissimi il carburante della squadra e Battara è un irriducibile nel vero senso della parola. Istrionico al punto giusto (dunque senza mai esagerare), incarna i panni del mattatore che lancia dalla tribuna argute battute verso i giocatori in campo.
Raccolgo la battuta parlando di pane e salame: questo è il calcio che c’è oggi a Varese e che mi piace molto. È sicuramente molto meno stressante di quello a cui ci siamo dovuti abituare, purtroppo, negli ultimi anni. Adesso quando vai a seguire i biancorossi hai meno stress. Certo la squadra è forte per l’Eccellenza e viene tutto fin troppo facile ma anche nel quadro societario non c’è mai quella sofferenza che ci era toccata gli anni scorsi, quando abbiamo dovuto confrontarci con ogni tipo di personaggio. Se devo però fare una critica dico che questa dirigenza, pur brava, deve ancora maturare un pochino.
Il caso Pià andava gestito meglio ma forse si è trattato solo di un peccato di gioventù. Credo che i tre fondatori del Varese, e cioè il presidente Ciavarrella e i soci Galparoli e Rosa, debbano coinvolgere maggiormente il direttore sportivo Scapini, uno che ne capisce davvero e lo ha dimostrato in 20 anni (due decenni) spesi al Varese con tanta bravura. Mi aspettavo che fosse il direttore sportivo e solo lui a entrare nel merito della rescissione contrattuale con Pià.
Premesso che m’innamoro solo delle belle ragazze, potrei rispondervi Marrazzo e Giovio ma sarei troppo banale e scontato. È facile indicare chi segna. Io sono letteralmente stregato dai giovani di belle speranze che possono avere un grande futuro con il nostro Varese: mi riferisco ai vari Zazzi, Lercara e Cavalcante. Ma che dire del portiere Bordin, sempre così concentrato e attento? È tanta roba avere un numero uno così come è un lusso avere un leone come Gheller in campo. Mi cospargo il capo di cenere perché all’inizio avevo dubitato sulla sua condizione e invece a quarant’anni suonati gioca ancora garantendo rendimenti altissimi. Lo dimostra tutte le domeniche, nessuna esclusa. Giù il cappello.
Certo lo chiamavo chiedendogli di salire in area di rigore perché avevo profetizzato il suo gol, come avevo fatto nella trasferta precedente con Luoni, dicendo addirittura che avrebbe segnato di testa: il gol del capitano era stato però annullato mentre Viscomi domenica mi ha strozzato l’urlo in gola perché ha preso solo il palo.
Gli darei un buon voto, dal 6 al 7. Non mi entusiasma troppo perché il Varese avendo molta qualità dovrebbe essere più spumeggiante. Vedo poco fraseggio e poche giocate corali e invece noto tanti lanci lunghi. Insomma, dicono che assomiglia a Sannino ma non è vero perché le squadre del buon Beppe facevano capire di essere il Varese, aggredendo subito gli avversari con intensità e grinta. Invece a quanti primi tempi mediocri abbiamo già assistito?
Il pubblico che è fantastico. In trasferta è ancora più bello e vedi il signore che va in tribuna col ragazzo della curva a bere birra insieme. Ultrà e bambini sono lì vicini, gomito a gomito in un clima di festa unico.
Con il rientro di Gazo il centrocampo del Varese avrà ancora più qualità e Piraccini è l’attaccante giusto per continuare la marcia in vetta.